Dopo l’inchiesta della procura di Firenze che ha portato a iscrivere sul registro degli indagati 44 accademici, di cui 7 agli arresti domiciliari, tutti a vario titolo accusati di aver truccato le procedure di abilitazione per spingere le carriere dei loro protetti, si muovono sia la politica sia l’Anticorruzione (Anac). Bisogna “costituirsi parte civile contro i professori corrotti e individuare dentro ogni ateneo un responsabile della trasparenza e della prevenzione della corruzione. Questo, nella loro autonomia, dovrebbero fare gli atenei”, ha spiegato la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli (Pd), in un’intervista al Messaggero.
“Il responsabile anti-corruzione nei singoli atenei – ha aggiunto la Fedeli – avrà la stessa funzione che ha questa figura dirigenziale nelle amministrazioni centrali. Dovrà essere un dirigente, anche lo stesso direttore generale, scelto tra personalità di elevata qualificazione professionale e priva di incompatibilità come la presenza in commissioni o altri conflitti di interesse. E dovrà dare garanzie di indipendenza dalla sfera politica e istituzionale”. Al quotidiano romano, la ministra ha ricordato che già da febbraio è lavoro col presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, su criteri di prevenzione, misure di trasparenza, e figure anti-corruzione. Lavoro che ha portato a introdurre per la prima volta, nel Piano anticorruzione 2017, il capitolo delle istituzioni universitarie.
Proprio il magistrato, stavolta dalle colonne di Repubblica, è intervenuto per dire la sua. “La Procura di Firenze sta facendo emergere fatti eclatanti – ha spiegato –. Ne esce un quadro preoccupante per l’università italiana. L’ordinanza cautelare mostra un sistema di controllo sui corsi universitari basato su logiche di appartenenza e mai sul merito. A tavolino si decideva chi doveva entrare e chi no”.
Quindi la proposta. “In ogni commissione, per un’abilitazione, per un concorso, dovrebbe entrare una personalità esterna al mondo accademico – ha detto Cantone –. Perché non immaginare uno scrittore a giudicare, insieme agli altri, una prova di Letteratura italiana? Un medico, un ingegnere e un avvocato nelle loro discipline? Nessuno vuole sminuire il mondo accademico, ma la contaminazione è un valore. Non conosco una categoria più gelosa delle proprie libertà dei magistrati, eppure nelle commissioni di concorso in magistratura ci sono proprio i docenti universitari”. Staremo a vedere.
Intanto, è finito sotto inchiesta per concorso in abuso d’ufficio anche il rettore dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Lucio d’Alessandro, che martedì sera era intervenuto a Porta a Porta proprio per commentare i fatti di Firenze. D’Alessandro avrebbe favorito un figlio dell’ex ministro dell’Istruzione, Ortensio Zecchino, nell’assegnazione di un posto da ricercatore alla facoltà di Lettere. Nel registro degli indagati – riportano alcuni quotidiani – anche altri 3 docenti: Giovanni Coppola, Anna Giannetti e Alessandro Viscogliosi. Né Ortensio Zecchino né il figlio Francesco risultano indagati.