Ha rischiato di ribaltarsi alla prima curva, con due rinvii del voto in commissione in poche ore. Ma alla fine ha imboccato il rettilineo che il 10 ottobre la porterà dritta nell’Aula di Montecitorio. Il Rosatellum bis, la proposta di legge elettorale che porta il nome del capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato, sarà discussa fra due settimane (l’intenzione è di approvarla prima del varo della legge di stabilità). A stabilirlo è stata la conferenza dei capigruppo, riunitasi alle 18 al termine di un pomeriggio convulso. La questione sollevata dai deputati di M5S e Mdp Danilo Toninelli e Alfredo D’Attorre, riguardo il voto dell’Aula di Montecitorio dell’8 giugno scorso che ha approvato un emendamento con cui si fissavano a 231 i collegi complessivi per la Camera (di cui 6 in Trentino-Alto Adige), ha provocato infatti uno slittamento dei lavori in commissione Affari costituzionali.
Dopo qualche ora però la presidente Laura Boldrini ha dato il via libera alla votazione del testo base. Nuovamente riconvocato, quando era già stato stabilito l’approdo in Aula, l’organismo presieduto da Andrea Mazziotti si è dovuto rifermare. Continuando a bollarla come una legge “liberticida che serve solo per siglare l’inciucio Renzi-Berlusconi”, i grillini hanno infatti sollevato un nuovo problema procedurale che ha richiesto l’esame da parte dall’Ufficio di presidenza della commissione. Alla fine si è acceso il semaforo verde. Rosato, che ha profetizzato l’approvazione da parte della Camera addirittura “entro il 15 ottobre”, si è detto sicuro che “tutti i gruppi che stanno scrivendo la legge elettorale saranno coerenti”. Certo, “questo non mette in sicurezza la legge dai voti segreti”. Dentro Forza Italia, infatti, i mal di pancia non mancano. L’ufficio stampa del partito è intervenuto per smentire, bollandole come “fantasiose”, le ricostruzioni di alcune agenzie di stampa che parlavano di una riunione dei deputati – oggetto proprio il Rosatellum bis – piuttosto tesa. Un parlamentare azzurro spiega però a La Notizia: “I malumori ci sono. FI è sostanzialmente divisa in tre tronconi: c’è l’ala ‘aziendalista’ che fa capo a Gianni Letta che è per le larghe intese senza ‘se’ e senza ‘ma’, quella ‘sudista’ per la quale il testo è indigeribile perché si perdono i collegi o si vincono dovendo pagare pegno a liste locali e quella ‘nordista’ che vuole l’accordo con la Lega”. Insomma, non proprio l’emblema della solidità.
I bersaniani, come noto, non ci stanno. “Ci sarebbe da ridere se non fosse che siamo a pochi mesi dalle elezioni e che per irresponsabilità del Pd questo Paese non ha ancora una legge elettorale minimamente dignitosa che superi innanzitutto la vergogna di un Parlamento di nominati”, ha ribadito il capogruppo a Montecitorio Francesco Laforgia. “Per noi è difficile sostenerla”, ha detto da FdI Giorgia Meloni. C’è tempo fino a venerdì (e non domani come inizialmente previsto) per presentare gli emendamenti.