I difensori d’ufficio sono un macigno pesantissimo per i costi della Giustizia. A causare l’impennata della spesa un decreto interministeriale, datato maggio 2015, con il quale è stato aumentato il limite di reddito al di sotto del quale è possibile essere ammessi al patrocinio a spese dello Stato. Che in soldoni ha fatto salire la spesa per i difensori da circa 215 milioni di euro per l’anno 2015 ai 271 milioni per l’anno seguente (cifre comprensive di Iva e Cassa forense). Stiamo parlando di un aumento di ben 56 milioni rispetto all’anno precedente.
La relazione – I dati complessivi sono contenuti nella relazione sullo stato delle spese di Giustizia che il ministro, in questo caso Andrea Orlando, deve presentare ogni anno alle Camere. Spese che comprendo le cifre necessarie allo svolgimento del processo penale che, è bene ricordarlo, vengono anticipate sempre dall’Erario. La relazione suddivide le spese in tre capitoli. Quelle per intercettazioni e indennità per la magistratura ordinaria non fanno registrare particolari criticità, mentre le spese di giustizia fanno emergere una situazione debitoria. Basti pensare che nell’anno 2016 sono stati stanziati 476,6 milioni per spese processuali tra consulenti, periti, traduttori, custodi difensori, giudici popolari, testimoni, trasferte per il compimento di atti processuali, ma la spesa sostenuta realmente è stata di circa 517 milioni di euro. Dati che hanno fatto emergere dalla situazione finanziaria debiti per circa 40 milioni. Per mettere mano alla situazione debitoria, in sede di assestamento del bilancio dello Stato per l’anno 2017, sono state proposte una variazione in aumento della dotazione di competenza per 63 milioni di euro. Nella relazione si evidenzia che è stata già presentata una specifica richiesta di integrazione della dotazione di bilancio, di pari importo a quella debitoria di 40 milioni, con prelievo dal fondo di riserva per le spese obbligatorie e d’ordine. I restanti 23 milioni servono per pagare le fatture emesse da Poste per il servizio di notifica degli atti giudiziari. Come già detto l’impennata maggiore dei costi nel 2016 è stata quella relativa ai difensori d’ufficio. E non si prevedono tempi migliori per l’anno in corso. Lo stanziamento di bilancio, infatti, è pari a 465.691.180 euro a fronte di una spesa presunta che si dovrebbe aggirare sui 540 milioni di euro. Il ministero guidato da Orlando nella relazione ha altresì sottolineato che “le spese di giustizia derivano direttamente dall’esercizio dell’attività giurisdizionale da parte dell’autorità giudiziaria, sul quale questa amministrazione non può in alcun modo interferire. Giova ricordare”, sottolineano da via Arenula, “che tali spese hanno natura obbligatoria e che i relativi parametri di erogazione sono regolati da norme di legge, ragion per cui eventuali risparmi possono essere conseguiti soltanto con l’adozione di provvedimenti normativi che incidano su istituti ed attività previste a garanzia del procedimento giurisdizionale”.
Sotto controllo – Più contenute le spese per le intercettazioni che lo scorso anno ci sono costate 205 milioni di euro. Niente a che vedere con i 300 milioni dell’anno 2009. L’accetta ha colpito anche l’anno passato con un taglio di circa 25 milioni tra 2015 e 2016. Per quanto riguarda il 2017 si potrebbe tornare a salire sui livelli di due anni fa visto che il bilancio prevede stanziamenti per 230 milioni di euro. Sotto controllo anche le indennità per la magistratura onoraria per cui sono stati spesi 127 milioni nel 2016 e per l’anno in corso dovrebbe rientrare entro i quasi 140 milioni della dotazione di bilancio. Negli ultimi sette anni il trend ha fatto segnare tagli significativi grazie alla scure sui compensi dei magistrati onorari e a una riduzione dei ricorsi al giudice di pace dovuto dall’introduzione di un contributo unificato necessario per presentare opposizione alle sanzioni amministrative del codice della strada.