Che Angela Merkel sarebbe uscita vincitrice da queste urne, era cosa certa. Ma il vero trionfo è senz’altro quello messo a segno dall’estrema destra dell’Afd. Questo il motivo per cui la Germania esce dal voto per il Bundestag con meno certezze, con un partito xenofobo per la prima volta in Parlamento e che si afferma come terza forza, e si dirige verso un governo retto da una maggioranza spuria (centristi più liberali più verdi) che rischia di non essere d’accordo su molti punti del programma di governo.
Cerchiamo allora di capire chi c’è dietro il risultato raccolto dall’Alternative für Deutschland (AfD), il partito nazionalista anti-immigrati nato nel 2013, che negli ultimi anni ha agitato il quadro politico tedesco. L’importanza del risultato di AfD non è solo storico, dato che per la prima volta dalla caduta del nazismo, al Bundestag entra un partito alla destra dei cristiano democratici. La questione chiave è quale influenza avrà, già a cominciare con le trattative per la coalizione di governo. Perché se è indubbio che la Merkel cercherà di formare la cosiddetta coalizione cosidetta Giamaica (dai colori dei partiti), con la coabitazione – molto complessa – insieme alla Cdu dei liberali dell’Fdp e dei verdi, è altrettanto vero che dovrà fare i conti con una deriva nazionalista e a tratti neonazista di parte del Paese.
Crescita continua – Certo: molto è cambiato dal 2013 quando AfD si poneva quasi soltanto come partito antieuro. La deriva razzista e anti immigrati ha avuto ben presto il sopravvento e negli anni ha portato il movimento a raggiungere il 10%. Ma ecco il punto: secondo gli osservatori il movimento, che conta al suo interno anche neonazisti dichiarati, potrebbe toccare il 14%-15%. Rispetto alle origini sono cambiati i contenuti e sono cambiati i volti del partito. Se in origine a guidarlo erano professori universitari e imprenditori euroscettici e liberal-nazionali, ora AfD è dominata da ultranazionalisti, sovranisti e, in alcuni casi, da xenofobi. Il volto di Afd in campagna elettorale è rappresentato dall’ultra conservatore Alexander Gauland, cui piacciano le provocazioni verbali. Come quella indirizzata ad Aydan Özoguz (Spd), delegata del governo per le politiche migratorie: ha semplicemente affermato che dovrebbe essere “eliminata”. Non contento, la scorsa settimana ha elogiato i militari tedeschi nella Prima e nella Seconda guerra mondiale. Il compito di dare alla AfD un volto più dolce, spetta ad Alice Weidel: imprenditrice, già residente in Svizzera e lesbica. Un personaggio originale che ben si lega allo stesso Gauland.
La deriva – Ma arriviamo al punto: assodato che AfD non entrerà in maggioranza, il loro risultato di peso obbligherà come detto la Merkel a fare i conti, soprattutto in politica interna ed estera, con i neonazisti. Come ricostruito dall’Ispi in questi giorni, “sul piano dei contenuti il risultato sarebbe probabilmente un’attenuazione delle aperture fatte da Merkel per una (moderata) riforma della Ue di concerto con Emmanuel Macron”. Senza dimenticare l’annosa partita sull’accoglienza migranti. E l’effetto-domino assicurato. Anche in Italia: Casapound et alii non attendono altro.