C’è chi, scherzosamente, li ha bollati come “sfigati”. Ma poi a ben guardare proprio tutti sfigati non sono. Sì perché la settimana scorsa, quando 558 parlamentari neoeletti hanno tagliato il traguardo maturando l’agognata pensione (quello che un tempo si chiamava vitalizio), qualcuno dei loro colleghi è dovuto restare a guardare senza potersi unire ai festeggiamenti. Il motivo? Il regolamento dice chiaramente che servono 4 anni, 6 mesi e un giorno di lavoro per poi prendere l’assegno (900/970 euro al mese) a 65 anni d’età. O a 60 anni, se di legislature se ne fanno due. A quel punto la somma sale a 1.500 euro.
Ma non tutti quelli che oggi siedono a Montecitorio e Palazzo Madama sono entrati a inizio legislatura. Chi è subentrato in corsa, per esempio a causa delle dimissioni di un collega deputato o senatore, non può – per forza di cose – avere oggi i requisiti richiesti. In tutto, stando ai calcoli certosini di Openpolis, l’osservatorio civico della politica italiana, gli interessati sono 33. Nello specifico, 23 deputati e 10 senatori. Solo 6 di loro, però, riusciranno a raggiungere l’obiettivo prima del ritorno alle urne.
Dream team – Si tratta di Arcangelo Sannicandro (Mdp), Filiberto Zaratti (Mdp) e Guido Guidesi (Lega) alla Camera e di Paolo Naccarato (Gal),Enrico Piccinelli (Forza Italia) e Lionello Marco Pagnoncelli (Ala) al Senato. Il primo, originario di Corato (Bari), è entrato alla Camera con Sel il 17 aprile 2013 dopo le dimissioni di Nichi Vendola. Per maturare la pensione gli mancano 23 giorni. Yes, he can verrebbe da dire con Obama. Che venga rieletto o no, Sannicandro passerà alla storia per essersi scagliato, ad agosto 2016, contro il taglio dello stipendio degli onorevoli. “Non siamo lavoratori subordinati dell’ultima categoria dei metalmeccanici!”, tuonò: e giù polemiche. Anche per Zaratti, che ha fatto il suo ingresso a Montecitorio coi vendoliani dopo il passo indietro di Massimiliano Smeriglio, la data segnata in rosso sul calendario è il 15 ottobre. Entrato in sostituzione di Andrea Gibelli, Guidesi dovrà invece attendere fino al 3 dicembre (73 giorni).
Aspetta e spera – Spostiamoci a Palazzo Madama, dove il più vicino al traguardo della pensione è Naccarato. Il parlamentare di Gal dovrà aspettare il 4 novembre (44 giorni): candidatosi con la Lega, il senatore di Cosenza è subentrato a Massimo Garavaglia, dimessosi per incompatibilità il 7 maggio 2013. Sessantacinque giorni sono invece quelli che servono a Piccinelli, che ha preso il posto di Antonio Verro. Ultimo, ma non meno importante, è Pagnoncelli, che non essendo riuscito a entrare al primo colpo ha dovuto attendere l’addio al Palazzo di Mario Mantovani: gli mancano 71 giorni. E gli altri 27? Nessuno di loro ce la farà prima del 2018, e chi non sarà rieletto perderà pure i contributi versati. Loro sì che un po’ di sfiga ce l’hanno avuta.
Twitter: @GiorgioVelardi