Tempo scaduto. Ci si poteva candidare entro mezzogiorno per sfidare Luigi Di Maio alle primarie per scegliere il candidato premier del Movimento 5 Stelle alle Politiche del 2018. Ancora non c’è l’annuncio ufficiale ma sembra che Roberto Fico, indicato da molti come l’unico competitor “di peso”, abbia rinunciato alla corsa contro il vicepresidente della Camera. Il risultato sembra quindi scontato: l’investitura diretta di Di Maio senza attendere domenica, quando a Rimini è in programma la giornata finale della kermesse del Movimento. Nessuno oltre a lui ha ufficializzato l’intenzione di sfidarlo. A cominciare da Fico e da Alessandro Di Battista, che su Facebook ha annunciato: “Ho deciso di non candidarmi a Premier del Movimento 5 Stelle”, spiegando che renderà note le ragioni durante il suo intervento sabato a Rimini.
Un fatto scontato, la candidatura di Di Maio, che da tempo è stato investito dai vertici del M5S, Beppe Grillo e Davide Casaleggio, che gli hanno affidato le chiavi del partito. Circostanza che ha fatto scoppiare non pochi mal di pancia fra i grillini. Malumori che sono aumentati esponenzialmente dopo la pubblicazione, venerdì, delle regole per partecipare alla votazione interna.
In sostanza, chi correrà per Palazzo Chigi sotto l’egida del Movimento ne diventerà automaticamente anche il capo politico, ruolo oggi ricoperto proprio da Grillo. Che ieri, per sedare gli animi, è sceso a Roma dalla sua Genova. Fra i più critici il deputato toscano Luigi Gallo, che prima su Facebook e poi in un’intervista a Repubblica ha parlato di assenza di dibattito per la scelta delle regole. Così insomma, secondo Gallo, si passerebbe “dal M5S di Beppe Grillo al M5S di Luigi Di Maio”. Nessun commento, invece, da Fico, leader dei cosiddetti “ortodossi”.
Si pensava potesse infatti essere lui, il presidente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai, il competitor di Di Maio. Ma, come detto, Fico sembra fuorigioco. In giornata, il deputato napoletano dovrebbe incontrare il capo politico del Movimento all’hotel Forum, dove Grillo alloggia quando viene nella Capitale. Nessun feedback anche dagli altri nomi circolati nelle scorse settimane: dal deputato Carlo Sibilia, ex componente del direttorio insieme a Di Maio, Fico, Battista e Carla Ruocco (“a chiunque avrà deciso di candidarsi e sarà scelto, il mio più grande in bocca al lupo”, ha scritto Sibilia su Facebook quasi a volersi smarcare) ai senatori Nicola Morra e Barbara Lezzi. Staremo a vedere.
Nel frattempo, per il Movimento arrivano le critiche del Financial Times. In un approfondimento sui pentastellati, dal titolo “Italy’s Five Star Movement: the unanswered questions”, James Politi e Hannah Roberts definiscono Casaleggio jr. come un “consulente di 41 anni, privo di carisma, appassionato degli sport estremi”, un “prodigio degli scacchi da bambino, laureatosi alla Bocconi di Milano”, che in passato “ha flirtato con idee per l’uso della tecnologia al fine di manipolare l’opinione pubblica”. Il Ft ha ricordato tra l’altro quando scritto dal figlio dello scomparso Gianroberto nel libro Tu sei rete, nel quale indicava “le persone come colonie di formiche”.
Ma non solo. Il cuore pulsante dell’analisi di Politi e Roberts è questo: “Le complicate fusioni delle funzioni pubbliche e private di Casaleggio hanno sollevato questioni su buchi di trasparenza e potenziali conflitti di interesse all’interno del Movimento”. Perciò “non sappiamo niente sul dibattito politico interno, ed i giocatori al vertice hanno il controllo totale”. Tra i problemi irrisolti viene chiamato in causa anche il blog di Grillo “principale strumento di comunicazione” e di “reclutamento dei sostenitori”. Ma anche in questo caso, si avverte, ci sono “grossi buchi nella trasparenza”. Non proprio un giudizio esaltante, insomma.