Pontida 2017 verrà ricordata nella storia della Lega Nord. Non tanto per le dichiarazioni, alcune estremiste altre populiste, del segretario Matteo Salvini, quanto perché è stata la prima senza Umberto Bossi. Il fondatore, infatti, per volere dello stesso segretario padano è stato di fatto messo alla porta.
Il Senatùr comunque a Pontida è arrivato, ma non era nella scaletta dei relatori della manifestazione da lui creata nel 1990. “Pontida è Bossi“. E il padre del Carroccio “ha sempre diritto di parola” al raduno annuale dei militanti leghisti, ha detto infatti il presidente della Lombardia Roberto Maroni, contrario alla decisione presa dal segretario dopo il blocco dei conti della Lega per effetto della condanna in primo grado per truffa allo Stato di Bossi e del suo storico tesoriere Francesco Belsito. Anche per Gianni Fava, assessore alla Mobilità di Regione Lombardia e voce critica del partito, “non permettere a Bossi di parlare dal palco di Pontida è “un errore, anche mediatico”: “Nessun movimento politico cancella la propria storia, non fargli fare nemmeno un saluto è sbagliato. Se oggi siamo qui è grazie a lui”. Il fondatore della Lega ha detto di essere “abbastanza” arrabbiato per l’esclusione: “Salvini mi ha detto che non voleva farmi fischiare, ma è un segnale che devo andarmene via“.
Uno Stato di polizia – Ma andiamo a vedere cosa ha detto alla folla padana il segretario Salvini. “Mano libera alle forze dell’ordine” per “portare pulizia e sicurezza alle nostre città”. E pure la cancellazione di “leggi liberticide come la legge Mancino e la legge Fiano“, quelle contro l’apologia di fascismo. Secondo il segretario Matteo Salvini, questi sono i presupposti per creare “un Paese libero di pensare, parlare, lavorare e sognare, per questo siamo qua oggi”. Il Paese che Salvini vuol creare se davvero questa, come ha sostenuto, “è l’ultima Pontida con la Lega all’opposizione e la sinistra al governo“.
Ma non basta. Ed ecco allora l’annuncio: la Lega presenterà una proposta di legge per “giudici eletti direttamente dal popolo”.
Questa mattina però il primo a parlare dal palco è stato il governatore della Liguria Giovanni Toti, di Forza Italia: non era mai successo che l’esponente di un altro partito intervenisse al raduno.
Ovviamente non poteva mancare il riferimento al sequestro preventivo di 49 milioni disposto la Tribunale di Genova in merito all’inchiesta sui fondi della Lega Nord, ha ribadito: “Se pensano di bloccarci rubando il frutto del nostro lavoro hanno sbagliato a capire, i giudici andassero a sequestrare i conti dei mafiosi in giro per l’Italia perché qui c’è gente per bene”. Maroni arrivando a Pontida ha parlato di “provvedimento abnorme“. Poi il presidente della Lombardia ha ricordato il referendum per l’autonomia del 22 ottobre sostenendo che “meritiamo di tenerci i nostri soldi e non possiamo mancare questa occasione”. Il segretario ha ribadito la convinzione che “qualche giudice vuole fermare un partito, magari rispondendo agli ordini di qualcun altro, ma non può mettere il bavaglio a un milione di militanti”.
Ma ha ricevuto solidarietà da Silvio Berlusconi? “Non l’ho sentito – ha risposto il leader del Carroccio -, ma in questi giorni ho risposto poco al telefono”. Il segretario non ha escluso un incontro con il leader di Forza Italia entro metà settembre. “Può essere – spiega – siamo già a metà settembre”. Salvini ha ribadito di lavorare a una “alleanza seria e compatta” come quella che ha vinto alle ultime Comunali. “Ma – ha aggiunto – non voglio più vedere i poltronari di professione alla Alfano, sia chiaro a Berlusconi e alleati”.