Non solo il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Adesso anche l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, critica fortemente la scelta di congelare la legge sullo Ius soli, condannandola a morte certa. “Non approvare lo Ius soli è un calcolo politico sbagliato basato sull’emozione e non su uno sguardo più ampio, lungimirante per il bene del Paese”, ha dichiarato il Professore in un’intervista a Repubblica.
“La legge non è passata perché le indagini demoscopiche dicono che il partito che la propone perderebbe due punti di voti. Ma li perderebbe perché inevitabile che siano perduti o perché – ha domandato provocatoriamente Prodi – non si spiegano le ragioni della stessa legge e non ne nasce finalmente un dibattito sul contenuto? Se la linea di un’assurda chiusura sulla cittadinanza verrà a dominare, se ciò avverrà, allora la gente finirà per votare per l’originale e non per la copia”. Ovvio il riferimento dell’ex premier a un possibile successo del Centrodestra a trazione lepenista alle elezioni.
Al contrario, Prodi suggerisce di “trasformare l’approvazione dello Ius soli in una festa della cittadinanza, in qualcosa di solenne” perché “è una questione di diritti che un Paese civile deve avere”. Tra i doveri che richiederebbe c’è “non solo la conoscenza della lingua, ma anche un minimo di conoscenza della Costituzione”. Il tempo c’è, dice l’ex presidente del Consiglio: “Lo si può fare dopo l’approvazione della legge di bilancio”.