Da più di due anni e mezzo, precisamente dal 17 febbraio 2015, Giuseppe Vacciano non riesce a dimettersi da senatore. Tutta colpa dell’ostruzionismo dei suoi colleghi d’Aula. In un Paese nel quale nessuno molla facilmente la poltrona sulla quale è seduto, il caso di Vacciano, eletto 4 anni fa nelle file del Movimento 5 Stelle – che ha lasciato in dissenso con la nascita del “direttorio” – è da guinness dei primati. Così da domani, oltre che di Palazzo Madama, sarà “ostaggio” pure del vitalizio.
Un bel paradosso per chi, come lei, è entrato in Parlamento per combattere contro questo privilegio…
Effettivamente speravo di riuscire ad evitarlo ma ormai, anche matematicamente, è impossibile.
A questo punto però la domanda sorge spontanea: che cosa farà quando, compiuti 65 anni, comincerà a percepire l’assegno?
Confesso di non essermi preoccupato di qualcosa che accadrà, fatte salve eventuali modifiche normative, tra vent’anni. Ad ogni modo, così come ho sempre fatto con le “eccedenze” di quanto mi viene versato tra diarie e rimborsi, troverò un sistema per restituire questa pensione integrativa o la dedicherò a fini sociali.
Secondo lei, che siede a Palazzo Madama dov’è passata dopo l’ok della Camera, ci sono margini per approvare la “Richetti”?
Se ci arriverà, in teoria non ci dovrebbero essere problemi di numeri, dato che il fronte del sì è molto ampio e abbastanza trasversale. Tra l’altro, più che sfigurare osteggiando in Aula il provvedimento, con ciò che mediaticamente ne conseguirebbe, credo che in molti confidino nei ricorsi di ex parlamentari e nell’eventuale dichiarazione di incostituzionalità della legge. Cosa che quando si vanno a toccare diritti acquisiti sarebbe bene tenere sempre presente.
Ultima cosa: sa già quando si voterà di nuovo sulla sua richiesta di dimissioni?
La discussione è calendarizzata per l’ultima settimana di settembre.
Twitter: @GiorgioVelardi