di Antonello Di Lella
Rapine, aggressioni, furti nelle case abbandonate e cimiteri depredati da ladri a caccia di oro rosso. Una vera e propria escalation di atti criminali si sta abbattendo sulla città dell’Aquila. Che ora ha paura.
Un duplice omicidio in un parcheggio di un supermercato, un assalto a un portavalori e una rapina in un centro commerciale sono i tre episodi più eclatanti registrati in questi primi mesi del 2013. Episodi che dalle parti del capoluogo d’Abruzzo hanno scosso e non poco, dal momento che la città colpita dal terremoto del 2009 raramente è salita agli onori delle cronache per atti criminali così gravi.
Era dal 2007 che all’Aquila non si ammazzava: a interrompere la quiete il duplice omicidio di inizio anno, quando un albanese ha ucciso due suoi connazionali in pieno giorno e in un posto frequentatissimo come il parcheggio di un supermercato. Erano la sua ex e il nuovo compagno. Il mese scorso, invece, quattro banditi armati fino ai denti, a volto coperto e pronti a tutto, hanno assaltato un portavalori: bottino di soli 100 mila euro, se si pensa che a bordo del blindato ve ne erano altri 900 mila. E solo due giorni fa ancora una rapina: dopo aver incappucciato e picchiato il direttore di un negozio di un centro commerciale i malviventi hanno portato a casa 30 mila euro.
La città abbandonata
Ma ciò che intimorisce maggiormente la popolazione è il boom della microcriminalità. Aggressioni e scippi sono quasi all’ordine del giorno.
I furti nelle case abbandonate del centro storico non si contano più e i cittadini aquilani, scoraggiati, rinunciano ormai anche a sporgere denuncia. Grondaie e tubi del gas sono diventati la preda preferita dei ladri di rame che si aggirano tra i resti delle case distrutte dal terremoto. Presi d’assalto i cimiteri a caccia di portafiori e persino delle lettere dei nomi dei defunti.Furti in aumento di oltre il 100%, aumento delle espulsioni di stranieri dal territorio, 176 arresti nel 2011 e ben 380 nel 2012, 798 denunce nel 2011 e 1450 nell’anno successivo, sono questi i dati portati all’attenzione del prefetto Francesco Alecci: dalla prefettura la situazione non è stata considerata particolarmente critica.
Dello stesso parere il questore Giovanni Pinto che nei giorni scorsi ha reputato la percezione di insicurezza dei cittadini “non fondata su elementi oggettivi”. Non la pensano allo stesso modo i sindacati di polizia Siulp e Sap: “Quest’anno si sono registrati reati che prima non si erano mai verificati. La sicurezza di una città non si misura solo col numero dei furti in abitazioni, per noi questo è un allarme sociale”. Per combattere l’emergenza, e su questo sembrano essere tutti d’accordo, gli addetti ai lavori continuano a richiedere più risorse per le forze dell’ordine che si trovano ad operare in un tessuto sociale profondamente mutato dopo il terremoto di quattro anni fa.