Due gambe mozzate all’altezza dell’inguine. Subito è stato chiaro si trattasse degli arti di una donna perché “molto curate”. La scena dell’orrore due sere fa in un cassonetto a Roma, in via Maresciallo Pilsudsky nel quartiere Parioli. A scoprirle è stata una ragazza che rovistava all’interno del secchione, intorno alle 20, che si è sentita male ma è riuscita ad avvisare la Polizia. Anche perché il giallo era fitto: il resto del corpo infatti non c’era.
In un primo momento, il resto del corpo non era stato individuato. Ma, in tarda mattinata altri resti sono stati trovati dagli agenti in un altro cassonetto, in via Guido Reni, all’altezza del civico 22. Le gambe sono state tagliate con un’accetta: la recisione è infatti netta. Un uomo sarebbe stato visto allontanarsi dal cassonetto nella notte di lunedì, immortalato da due delle cinque telecamere posizioneate sul palazzo dove ci sono gli uffici “Gestore servizi energetici”. Una parte della targa della sua auto è risultata leggibile da una prima analisi delle immagini. Ed è proprio lui l’uomo sentito in questura per ore. Si tratta di Maurizio Diotallevi, 68 anni, e fratello della vittima. La procura procede per omicidio nell’indagine aperta dopo il ritrovamento: l’inchiesta è coordinata dal pm Marcello Cascini.
Dopo i rilievi della scientifica, subito sono scattate le indagini per capire che cosa sia accaduto. Determinanti sono state le telecamere di zona che hanno inquadrato chi ha gettate all’interno del cassonetto le gambe. Le altre parti del corpo, secondo quanto risulta, sarebbero state recuperate tramite l’interrogatorio, durato per ore, cui è stato sottoposto il fratello e killer della vittima. Secondo le prime informazioni i due avevano problemi economici e vivevano insieme nell’appartamento lasciato in eredità dai genitori. Per sostentarsi, affittavano anche a studenti una stanza dell’appartamento in via Guido Reni 22b. Non è escluso che a far scattare l’ira dell’uomo possa essere stata una richiesta di soldi respinta dalla sorella. “Siamo sconvolte – racconta una condomina a La Repubblica – erano persone perbene, con dei valori. Non sappiamo cosa può essere accaduto”. Il padre dei due fratelli era un alto ufficiale dell’Esercito.
Il precedente – Non è la prima volta che la Capitale è teatro di un omicidio con successiva mutilazione del corpo della vittima, con il chiaro obiettivo di far sparire ogni traccia disperdendo i pezzi del corpo. Un caso analogo al delitto di stamattina ai Parioli risale al 2011. L’8 marzo di quell’anno – in una coincidenza forze casuale con la festa delle donne – gli investigatori si trovarono a dover far luce su un cadavere senza testa e gambe scoperto in un campo in localita’ Falcognana, sulla via Ardeatina a Roma. A scorgere tra l’erba i resti mutilati fu un camionista. Il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, era di una donna. Cominciarono le indagini per cercare innanzi tutto di ritrovare le parti mancanti di quel corpo, e quindi poter dare un’identità alla vittima. L’autopsia accertò che la causa della morte era stata una coltellata alla schiena. Il killer in quel caso non è mai stato rintracciato.