Continua a tenere banco lo scontro all’interno del Governo sulla questione migranti e sul codice di condotta delle ong. A poco è servita, a quanto pare, la mediazione di Sergio Mattarella dato che la frattura tra Marco Minniti e Graziano Delrio non è stata ricomposta. Anzi. Lo scontro pronto a scoppiare nel Consiglio dei ministri di lunedì è stato scongiurato dall’assenza del ministro dell’Interno, ma il mal di pancia di quella parte del governo e della maggioranza di ispirazione cattolica è rimasto intatto. Su quello, l’intervento del Colle, che nella serata di ieri ha espresso “per l’impegno spiegato in queste settimane” dal Viminale “particolarmente riguardo al governo del fenomeno migratorio“, ha potuto poco. Tanto che il titolare delle Infrastrutture questa mattina è tornato a far sentire la propria voce in un’intervista a La Repubblica.“Stiamo parlando di soccorso in mare – spiega questa mattina l’ex sindaco di Reggio Emilia a La Repubblica – non di controllo di flussi o di politiche di integrazione. Questo soccorso non è derogabile, né discrezionale. Nel codice c’è scritto che il trasbordo si può fare in condizioni particolari, coordinato dalla Guardia Costiera”. Quindi, prosegue il ministro, il trasbordo da una nave di una ong “è necessario se viene individuato un pericolo di vita, se una nave è troppo piccola e rischia di ribaltarsi”. L’obiettivo del governo, mette in chiaro Delrio, non sono le ong: “Siamo in guerra contro gli scafisti. Una guerra vera, non nei dibattiti tv”.
Minniti, da parte sua, ha scelto il silenzio. Non si è presentato in cdm – provocando il fastidio di parte dei suoi colleghi – ha chiesto e incassato l’apprezzamento del Colle – condizione posta per evitare le dimissioni – e si fa forte dei risultati raggiunti sul fronte della diminuzione dei flussi migratori: secondo i numeri diffusi dal ministero, continua il calo degli sbarchi: dall’inizio dell’anno fino ad oggi sono arrivati 96.438 persone, il 3,3% in meno rispetto ai 99.727 sbarcati nello stesso periodo del 2016. Con una riduzione di oltre il 50% degli arrivi nel solo mese di luglio.
Ad oggi la situazione relativa al codice di condotta delle ong è più ingarbugliata che mai. Sos Mediterranee, una delle Ong che non hanno firmato il codice di condotta del Viminale, ha chiesto un incontro al ministero per chiarire la sua posizione in vista della possibile sottoscrizione. Al momento il decalogo è stato firmato da Save the Children, Moas, Sea Eye, Proactiva Opens Arms. Non lo hanno ancora firmato, oltre a Sos Mediterranee, Medici senza frontiere, Sea-Watch e Jugend Retter, la cui nave Iuventa è stata sequestrata con l’accusa di favorire l’immigrazione clandestina.