Sovraffollamento killer in carcere. Da inizio anno già 31 suicidi. Dal 2000 se ne contano 964

Sovraffollamento killer in carcere. Da inizio anno già 31 suicidi

Il 12 settembre 2015, intervistato dal Secolo XIX, il ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd) si diceva sicuro: “Tutti i nostri dati, le nostre proiezioni, ci portano a pensare che nei prossimi mesi, entro la fine dell’anno, nella carceri italiane saremo a quota zero sovraffollamento. Potremo arrivare, grazie ai nostri provvedimenti e all’inaugurazione di nuovi istituti, a tanti posti regolari quanti detenuti”. La storia, come noto, è andata diversamente. Non solo perché nel 2015 – secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) – i detenuti erano ancora 52.164 e la capienza carceraria regolamentare di 49.592 posti (+2.752). Ma soprattutto perché la situazione è andata peggiorando negli anni, toccando nel 2016 quota 54.653 detenuti contro una capienza di 50.228 posti (+4.425). A proliferare, in un contesto a dir poco illegale, sono stati soprattutto i suicidi in carcere. L’ultimo è stato registrato pochi giorni fa a Rebibbia (Roma), dove un cittadino romeno in cella per omicidio si è tolto la vita impiccandosi con le lenzuola nel bagno della sua cella. Si tratta del quarto caso dall’inizio dell’anno nelle carceri di Roma e provincia. Più in generale, stando ai dati pubblicati sul sito ristretti.it, da gennaio a oggi in tutta Italia sono già 31 i suicidi dietro le sbarre, 964 dal 2000 al 31 luglio 2017.

Brutto andazzo – La colpa? Nel dossier recentemente pubblicato sul sito dell’Ufficio Valutazione Impatto (UVI) del Senato, che ha analizzato il fenomeno del sovraffollamento penitenziario dal 2005 al 2016, c’è scritto chiaro e tondo che “le condizioni di sovraffollamento sembrano influire sull’incidenza dei suicidi, con un picco registrato negli anni 2009-2012”. In quegli anni si tolsero la vita in carcere 264 detenuti: 72 nel 2009 (record dall’inizio del nuovo millennio), 66 nel 2010 e nel 2011 e 60 nel 2012. A poco e niente, rivela ancora l’UVI, è servito l’indulto del 2006. Se è vero infatti che quell’anno “la popolazione carceraria è scesa a 39.005 detenuti con un tasso di affollamento pari a 91”, dall’altro “negli anni successivi si è registrato un progressivo ritorno alla situazione precedente e nel 2010 è stato raggiunto il picco storico di 67.961 detenuti, ben 22.839 in più rispetto alla capienza regolamentare”.

Musica stonata – Stessa musica pure per il piano carceri. “Al di là delle stime iniziali – 18 nuove carceri, 21.700 nuovi posti, 675 milioni di investimento – il Piano ha portato ad un miglioramento della capienza di soli 4.415 posti tra 2010 e 2014”. Praticamente un fallimento. “Vanno subito assunti provvedimenti diretti a migliorare le condizioni materiali di detenzione”, sostiene Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: “Inoltre, da un lato, vanno rispettate le indicazioni ministeriali sulla prevenzione dei suicidi e, dall’altro, vanno individuate riforme da subito realizzabili”. Per esempio “una maggiore apertura nell’uso delle telefonate per i detenuti non soggetti a censura”. Speriamo che il ministro Orlando abbia preso nota.

Twitter: @GiorgioVelardi