Un concetto chiaro quello espresso all’assemblea dell’Abi dal presidente Antonio Patuelli che ha invocato giustizia: i responsabili delle crisi bancarie devono essere puniti. “Attendiamo gli esiti dei processi verso ogni tipologia di esponenti aziendali e verso le possibili connivenze con clienti. Esprimiamo la nostra indignazione per diversi elementi emersi sulle banche, pur senza chiedere senza clima da caccia alle streghe”.
Ma Patuelli si è soffermato anche su altri aspetti: “I deteriorati – aggiunge Patuelli – sono frutto anche delle lentezze della giustizia civile italiana che soffre di troppo limitate risorse strutturali e di norme spesso vetuste per le crisi d’impresa. Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha autorevolmente segnalato che, se in Italia i tempi di recupero dei crediti fossero in linea con quelli medi europei, l’incidenza delle sofferenze sul complesso dei prestiti sarebbe oggi circa la metà”. Non si poteva poi non soffermarsi sulla riforme per le quali, a detta di Patuelli, “sono prioritarie quelle sui tempi della giustizia civile, baluardo per i doveri e i diritti degli onesti, che sono un decisivo indicatore per attrarre capitali per l’Italia produttiva. Significativi passi avanti sono stati realizzati negli ultimissimi anni e potranno essere sviluppati quando anche il Senato avrà varato i disegni di legge delega approvati dalla Camera per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza, e per l’efficienza del processo civile”. E, ancora, sul decreto sulle banche venete, secondo Patuelli “hanno eliminato i rischi sistemici dal mondo bancario italiano”.
Valutazioni condivise anche da Ignazio Visco. Anche il numero uno di Bankitalia è intervenuto all’assemblea, sottolineando che dopo la soluzione delle crisi di Mps e delle due banche venete, “altri casi di difficoltà riguardano banche di dimensione contenuta”. Insomma, “la soluzione delle situazioni aziendali dissestate e la ripresa economica stanno dissipando i rischi sulla tenuta del sistema”.
A ripvoa di quanto detto, sottolinea anche Visco, “in Italia il flusso di nuovi crediti deteriorati si è ridotto sui livelli di prima della crisi. Nel primo trimestre, il flusso di nuovi crediti deteriorati si è attestato al 2,4% del complesso dei finanziamenti”. Alla fine di marzo, aggiunge, la loro incidenza sul totale dei prestiti era “scesa al 9,2%, dal picco dell’11,4% raggiunto nella seconda metà del 2015. Le operazioni di cessione o cartolarizzazione attualmente in corso determineranno una ulteriore marcata flessione della consistenza delle esposizioni deteriorate nette, tanto che nei prossimi 12 mesi la loro incidenza potrà scendere al di sotto dell’8 per cento”.
Ed ecco allora che “il giudizio dei mercati sulle prospettive delle banche italiane è migliorato negli ultimi mesi, riflettendosi in una robusta ripresa dei prezzi delle azioni”. Tuttavia “rimane molto da fare – continua Visco – per raggiungere una configurazione del settore in cui le banche siano in grado di generare utili adeguati a sostenere livelli di patrimonializzazione richiesti dalle regole a tutela della stabilità dei singoli intermediari e del sistema nel suo complesso. In Italia il calo degli utili del settore bancario è stato particolarmente pronunciato; il rendimento del capitale, attorno al 10 per cento alla metà dello scorso decennio, è stato pressoché nullo negli ultimi cinque esercizi”.