Sono brutte pagine di televisione quelle che raccontano da qualche giorno le cronache da Viale Mazzini. Perché dopo l’accordo siglato tra la Rai e Fabio Fazio (11 milioni circa per quattro anni) sugli stipendi di casa Rai è venuto giù il diluvio. Non solo da parte degli indignati per l’esoso contratto, ma anche da parte di chi non ha ancora avuto il suo rinnovo. Alle proprie condizioni. È questo il caso di Massimo Giletti che si è visto chiudere L’Arena (ottimi gli ascolti, ndr) e, per questo, ha messo in standby la ricca proposta arrivatagli dal neo direttore generale della Rai, Mario Orfeo. Sul piatto del conduttore sono state poste prime serate con programmi-evento e anche più soldi. D’altronde nella serata della scorsa stagione televisiva dedicata a Mogol, Giletti riuscì ad avere la meglio anche sulla regina del sabato sera Maria De Filippi.
Eppure la proposta di Viale Mazzini ancora non sembra essere riuscita ad accontentare le pretese del conduttore che ha preso altro tempo, con quella minaccia d’addio che spera possa portare i suoi frutti. Anche Fazio, infatti, nella sua ultima puntata stagionale di Che tempo che fa aveva dato un aut aut ai vertici di Viale Mazzini dichiarando praticamente concluso il suo percorso all’interno dell’emittenza pubblica, salvo poi trovare quell’accordo che, addirittura, gli garantisce un compenso complessivamente superiore di circa un milione rispetto a quello scaduto al termine della stagione appena andata in archivio.
Fazio e Giletti non sono certo gli unici che hanno sfidato la Rai ipotizzando il passaggio alla concorrenza pur di non subire tagli ai loro compensi. Da Carlo Conti a Bruno Vespa sono tanti quelli non disposti a rinunciare ad un solo centesimo. Per quanto riguarda Giletti la sensazione è che alla fine si possa trovare un accordo, magari con qualche spazio in più da affidargli. Un tira e molla forse inaspettato anche da parte dei suoi spettatori che, abituati a vedere un conduttore dedito a combattere contro i privilegi e gli sprechi, si sarebbero attesi un Giletti meno pretenzioso nei confronti delle casse pubbliche.
Sta di fatto che il contratto coi fiocchi concesso da Orfeo a Fazio ha già creato il suo pericoloso precedente. Col rischio che in futuro tanti altri artisti possano alzare le pretese scambiando la televisione di Stato per un bancomat. Un conto è riconoscere la professionalità degli artisti, come già fatto con la deroga al tetto dei 240mila euro di compenso annuo, altra cosa è giocare al rialzo per di più con le casse pubbliche bisognose di una regolata. Ma le prime decisioni assunte dalla nuova gestione della Rai non sembrano andare in questa direzione. Anche per questo tutti si sentono autorizzati a bussare a denari.