Una multa record, la più alta mai commiata da Bruxelles. Ma la notizia sta anche in chi dovrà sborsare la cifra record: Google. La Commissione Ue ha infatti deciso di imporre al motore di ricerca più famoso del mondo una multa record da 2,42 miliardi di euro, la più alta mai comminata dalle autorità del Vecchio continente, perché ha abusato della sua posizione dominante nel campo dei motori di ricerca, dando un vantaggio illegale al suo servizio di comparazione degli acquisti Google Shopping. In poche parole, l’accusa è di far apparire in posizione privilegiata nella pagina generale di Google il proprio servizio di commercio elettronico.
L’azienda ha ora 90 giorni per mettere fine alla pratica, oppure dovrà affrontare una nuova ammenda: fino al 5% del fatturato giornaliero di Alphabet. Ma già è arrivata la prima, secca, reazione: “Non siamo rispettosamente d’accordo con le conclusioni annunciate oggi”, ha detto il vicepresidente senior e consigliere generale Kent Walker. “Rivedremo la decisione della Commissione in dettaglio, in quanto stiamo considerando di fare ricorso, e continueremo a perorare la nostra causa”, ha aggiunto sostenendo che “quando si fa shopping online, si vogliono trovare i prodotti che si stanno cercando in modo veloce e facile”.
La Commissione ricostruisce come Google sia entrata nel mercato delle comparazioni di prodotti per la vendita dal 2004, evolvendo il proprio sistema fino a chiamarlo nel 2013 Google Shopping: una piattaforma che permette ai consumatori di confrontare prodotti e prezzi online e accedere ai servizi di vendita dei produttori, di altre piattaforme (come Amazon o eBay) e di altri rivenditori.
La Ue ricorda che, visto che i comparatori si auto-alimentano con il traffico dei consumatori online, secondo la ricostruzione effettuata da Bruxelles dal 2008 Google ha iniziato a sfruttare la sua leadership nelle ricerche generalizzate per convogliare il traffico sul comparatore di casa.
E così – sostengono gli sceriffi Ue – Google ha sistematicamente dato maggior risalto al suo servizio di comparazione degli acquisti: quando un utente cerca su Google un prodotto, il suo servizio di shopping gli propone le varie possibilità accanto ai risultati in alto, quindi molto visibili. I servizi di comparazione degli acquisti dei suoi rivali, sono invece lasciati nella colonna dei risultati generici, selezionati dagli algoritmi generici.
Risultato? L’effetto della diversa visibilità garantita ai comparatori di prezzi – dice ancora la commissione – è che Google Shopping ha incrementato il traffico di 45 volte in Gran Bretagna, 35 in Germania e 14 in Italia, mentre sono state raccolte prove di crolli di alcuni rivali dell’85% nel Regno Unito o del 92% in Germnaia. Crolli che per l’Antitrust Ue non hanno altra spiegazione se non gli “abusi” del motore di ricerca, tanto che nessuno è più stato in grado di colmare il gap a pieno.
“Google ha abusato della sua posizione dominante sul mercato della ricerca per promuovere il suo servizio di comparazione dello shopping nei suoi risultati, declassando quelli dei suoi concorrenti. Quello che ha fatto è illegale per le regole Antitrust”, ha detto la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager. Ed ecco allora la sanzione da 2,42 miliardi, che “tiene in considerazione la durata e la gravità dell’infrazione”, ed è calcolata sulla base del valore dei ricavi che Google ha fatto sul servizio shopping.