Guicciardini a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento avrebbe parlato della “nebbia sì fitta” che separa palazzo e piazza. Oggi, a distanza di più di mezzo secolo, quella nebbia non solo si è addensata ma ha assunto rilievi grotteschi da una parte, drammatici dall’altra. Non fosse altro che parliamo di una legge che si attende da 30 anni ormai, ma che latita nonostante i continui appelli e proclami del politico di turno. E soprattutto non fosse altro che parliamo di una legge che sarebbe scontata in una società democratica fondata – come amano dire politici e intellettuali avvezzi al sistema – sullo stato di diritto. E invece sulla tortura, al di là di mille promesse nulla è stato fatto, con la conseguenza paradossale che, nel giro di due giorni, è arrivata prima la lettera alle nostre istituzioni in cui si dice chiaramente che la legge di cui in Italia ci si fa vanto, non c’entra niente di niente con l’introduzione del reato di tortura, e poi, dopo nemmeno 24 ore, ecco la sonora condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo, ancora una volta per i fatti ignominiosi della Diaz al G8 di Genova.
Caro Governo… – Partiamo da quanto accaduto, nell’assordante silenzio dei grandi media e della politica, due giorni fa. Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muižnieks, invia una lettera a presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, ai presidenti delle Commissioni Giustizia dei due rami del Parlamento (Donatella Ferranti e Nico D’Ascola) e al presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato Luigi Manconi, in cui si dice chiaramente che il disegno di legge sulla tortura che il prossimo 29 giugno sarà in discussione a Montecitorio (approvato dal Senato) è un flop clamoroso. “Noto in particolare – si legge nella lettera del Commissario – che nell’attuale progetto, perché si configuri la tortura, è necessario che si verifichino più condotte di violenze, minacce o crudeltà; la tortura può anche configurarsi quando il comportamento in questione comporta un trattamento inumano e degradante. Inoltre, la tortura psicologica è limitata ai casi in cui il trauma psicologico sia verificabile”. Situazioni, insomma, inverificabili che rendono il reato di tortura difficilmente perseguibile, come denunciato dall’associazione Antigone (gli unici che, insieme ad Amnesty, stanno lodevolmente seguendo la “pratica” e denunciando i limiti di un disegno di legge stravolto rispetto all’origine) .
Nuova batosta – Passa un solo giorno ed ecco la nuova condanna. Già, nuova. Perché., come si ricorderà, già nell’aprile 2015 l’Italia venne condannata a risarcire Arnaldo Cestaro, il più anziano dei manifestanti. E già in quell’occasione la Corte Ue rivelava il gravissimo vulnus italiano data l’assenza di un reato di tortura. La condanna emessa ieri ricalca, in sostanza, quella che i giudici avevano pronunciato due anni fa sul caso Cestaro. Il motivo? Semplice: nulla è cambiato. Ma stavolta il conto è ancora più salato: i ricorrenti erano 42 e per loro la Corte ha riconosciuto risarcimenti che vanno dai 45mila ai 59mila euro. E c’è, come se non bastasse, un’ulteriore clamorosa differenza. Come osserva ancora Antigone, la Corte – a differenza del caso Cestaro – non si è limitata a constatare le torture, ma ha condannato il nostro Paese per la violazione di numerosi altri articoli della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Dalla violazione dell’art.3 per la tortura e i trattamenti inumani e degrandanti, al 13 per la mancanza di un effettivo accertamento delle responsabilità, fino ai 9, 10 e 11 per la violazione della libertà di espressione e di riunione. Insomma, una figuraccia cosmica su un tema di una portata civile fondamentale, com’è appunto la tortura.
Si penserà, ora, che il Parlamento sia tornato sui suoi passi, prendendo atto dei cartellini gialli europei. E invece oltre al danno la beffa: la commissione Giustizia della Camera ha licenziato il testo così com’è senza alcuna modifica (ci mancherebbe…). E ora arriverà in Aula per essere approvato definitivamente. Avremo, insomma, una nuova legge. Peccato che sarà una legge che in realtà non c’entra proprio niente con la tortura.
Tw: @CarmineGazzanni