Il trucco è servito. Con buona pace per le promesse di maggiori investimenti nel campo del welfare, dell’edilizia e delle politiche infrastrutturali. Perché, come per magia, dieci miliardi del cosiddetto “Fondo Investimenti” previsto dal Governo nell’ultima Legge di Stabilità (ultimo atto del Governo Renzi), andranno a rimpolpare il bilancio del ministero della Difesa, che avrà così modo e maniera per finanziare, tra le altre cose, nuovi programmi militari.
Ma per capire di cosa stiamo parlando, facciamo un passo indietro. Con la Manovra approvata a dicembre si era deciso che, con successivo decreto, il Governo avrebbe destinato ben 47 miliardi da qui al 2032 per – testuale – “assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese”. In quali settori di spesa? La legge, anche qui, era molto chiara. Innanzitutto si pensava a “trasporti, viabilità, mobilità sostenibile, sicurezza stradale” ma, cosa importante, anche alle “infrastrutture relative alla rete idrica e alle opere di depurazione”; e poi ancora “ricerca”, fondamentale, e “difesa del suolo” visto quel problemino del dissesto idrogeologico di cui tutta Italia, da Nord a Sud, soffre. Finanche, ha pensato bene l’Esecutivo, quota dei fondi sarebbero dovuti andare alla “edilizia scolastica” e alla “prevenzione del rischio sismico”.
L’inghippo – Applausi, non c’è che dire. Tutti programmi nobili, nessuno escluso. Per una volta non si parla di armi, programmi militari e finanziamenti alla Difesa. Peccato però che – come svelato dal sempre attento Osservatorio sulle Spese Militari (Milex) guidato da Francesco Vignarca ed Enrico Piovesana – a leggere l’atto del Governo sottoposto a parere parlamentare, ci sono sorprese inaspettate: dei 47 miliardi previsti dal Fondo Investimenti, infatti, dieci miliardi nei prossimi 15 anni andranno dritti dritti al ministero guidato oggi da Roberta Pinotti. Parliamo, in altre parole, di un aumento annuo di circa 800 milioni per il budget della Difesa. Altro che tagli, insomma. Sarà un caso, ma è inevitabile riflettere sul fatto che il decreto, firmato da Paolo Gentiloni il 29 maggio, arriva all’indomani del G7 e all’indomani delle sfiancanti pressioni specie di Donald Trump affinchè l’Italia innalzasse i finanziamenti militari, come chiesto dalla Nato (2% del Pil).
Cosa finanziamo – A questo punto, però, andiamo a vedere nel dettaglio a cosa serviranno questi dieci miliardi. Anche qui la denuncia di Milex è molto chiara: “Dei fondi quindicinali destinati alla Difesa – sottolinea l’Osservatorio – 5,36 miliardi sono destinati ai programmi di armamento finanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico”. Parliamo cioè di programmi militari in parte già approvati dal Parlamento – come quello relativo ai carri da combattimento Centauro2 (ne compreremo 50 da qui fino al 2023 per una spesa di 530 milioni) e quello per lo studio e la progettazione di tre prototipi di elicotteri da attacco (altri 487 milioni) – o ancora da sottoporre al placet parlamentare. Ma non è finita qui. Perché i restanti 4,62 miliardi, osserva ancora Milex, serviranno per la realizzazione di nuove infrastrutture militari, in particolare alla realizzazione del nuovo “Pentagono italiano” di Centocelle.
Distanze siderali – E allora la domanda nasce spontanea: ma l’edilizia scolastica, il dissesto idrogeologico, il rischio sismico, le infrastrutture? Che fine hanno fatto? I fondi ci sono, vero, ma drammaticamente ridotti. A leggere le tabelle, in questo senso, ci si può sbizzarrire. Perché dopo il ministero dei Trasporti (cui vanno 21 miliardi, il 46% del totale), è proprio la Difesa ad avere la fetta maggiore (22%). Tutti gli altri dicasteri restano lontani: 10% al Ministero delle finanze (4,6 miliardi), 8% allo Sviluppo Economico (3,5 miliardi), 6% all’Istruzione (2,6 miliardi). Via via gli altri. Il conto è impressionante: perché a fronte dei 10 miliardi a bilancio per la Difesa, come denunciato anche da Giulio Marcon (Sinistra Italiana), si concedono solo 500 milioni agli interventi in campo ambientale e meno di 600 ai beni culturali. Hanno scherzato, insomma. Almeno potevano dircelo.
Twitter: @CarmineGazzanni