A dirlo erano stati gli stessi genitori di Gloria Trevisan e Marco Gottardi. Ora a ribadirlo sono le stesse autorità inglesi: “Non ci aspettiamo alcun superstite”. Rimangono ancora oltre 70 persone nello scheletro annerito di quella che era la Grenfell Tower, il grattacielo di edilizia popolare di nord Kensington, a ovest di Londra, colpito da un incendio nella notte tra martedì e mercoledì. Il comandante della polizia Stuart Cundy per ora tuttavia preferisce ovviamente la strada della prudenza, spiegando che è ancora difficile quantificare i dispersi.
Il numero delle vittime è invece salito a 30. Al momento sono ricoverate 24 persone, metà delle quali in condizioni critiche. Già ieri i soccorritori avevano confessato di non aver alcuna speranza di trovare altri sopravvissuti all’interno del grattacielo: “C’è il rischio che non saremo in grado di identificare tutte le vittime”, aveva dichiarato Cundy, esprimendo poi la speranza che il numero dei morti non sia superiore a cento.
Intanto, tra le vittime dell’incendio è stata identificata anche la fotografa-artista Kadhija Saye. L’ha indicato su Twitter il parlamentare laburista David Lammy. “Possa tu riposare in pace, Khadija Saye. Dio benedica la tua bella anima. Il mio cuore è spezzato oggi. Piango la tragica perdita di una splendida giovane donna”, ha scritto il parlamentare. Mentre l’incendio divorava il palazzo di Kensington, Saye aveva mandato un drammatico messaggio Facebook che recitava: “Per favore, pregate per me. Per me e per mia madre”. Viveva al 20esimo dei 24 piani. La madre Mary Mendy è ancora data per dispersa. Khadija Saye, 24 anni, era un’artista contemporanea affermata. Nata e cresciuta a Londra in un contesto multiculturale, lavorava sul tema quanto mai importante oggi delle comunità e delle diversità culturali, religiose, di genere. Una sua mostra è attualmente alla Biennale di Venezia.