Il 12 maggio, sul blog che cura sull’Huffington Post, il presidente della commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto, era stato perentorio. “Insieme al ritorno in Egitto dell’ambasciatore italiano”, aveva sottolineato il deputato di Ap, “si accolga positivamente la proposta di legge di una Commissione d’inchiesta sull’assassinio di Giulio Regeni presentata qualche tempo fa dall’onorevole Palazzotto”.
Per l’Italia infatti l’omicidio del ricercatore italiano, il cui cadavere fu ritrovato il 3 febbraio 2016 in un fosso lungo l’autostrada Cairo-Alessandria, resta una ferita aperta e con molte zone d’ombra ancora da chiarire. Perciò l’insediamento di una commissione col chiaro intento di indagare, a cominciare dai depistaggi del governo egiziano, potrebbe sicuramente aiutare. E invece? Nonostante sia passato quasi un anno e mezzo dalla morte del 28enne friulano, il Parlamento pare non avere fretta, malgrado le due proposte depositate: quella di Arturo Scotto (recentemente passato con Mdp) e appunto quella del deputato di Sinistra Italiana citata da Cicchitto.
“A che punto siamo? È tutto fermo”, risponde Palazzotto contattato da La Notizia. “Semplicemente, la proposta atta a istituire la commissione non è mai stata approvata. La verità vera – attacca il parlamentare di SI – è che manca la volontà politica. Chiariamoci: è ovvio che la commissione non risolverà interamente i problemi, ma potrà aiutare a ristabilire la verità storica dei fatti”. Palazzotto comunque non si arrende. “Ho ripresentato la proposta un mese fa. Ripeto: se c’è la volontà politica la commissione può partire, magari iniziando un lavoro che potrà essere continuato nella prossima legislatura”.
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