Una campagna elettorale senza padrini, con i leader disinteressati, eccezion fatta per Beppe Grillo, nel timore di subire qualche batosta. Eppure l’esito delle urne sembra avere molti vincitori e uno sconfitto certo: il Movimento 5 Stelle. Il risultato deludente dei grillini ha proposto un inatteso ritorno al passato, col bipolarismo a dominare il quadro politico. Il voto delle Comunali 2017, l’ultimo vero test (escludendo dal discorso le Regionali in Sicilia del prossimo novembre) prima delle Politiche, ha dipinto una situazione diversa rispetto agli scorsi appuntamenti, in particolare alle Amministrative del 2016. Il Movimento 5 Stelle non è arrivato al ballottaggio nei principali Comuni. Da Verona a Palermo, passando per Genova, Parma, L’Aquila e Catanzaro, è finito lontano dalla possibilità di arrivare al secondo turno. Il motivo di questa débâcle? Una lucida analisi è arrivata da Maria Mussini, senatrice fuoriuscita dal Movimento: “Il M5S si è concentrato sul palazzo, costruendo la visibilità di una cerchia di suoi parlamentari e scatenando faide interne, e ha ripudiato così la sua missione originale. L’ha fatto decapitando chi si distingueva per capacità e impegno e abbandonando coloro che, con fatica e senza alcun ritorno economico, continuavano a lavorare sul locale alle esigenze dei cittadini”.
Ritorno al Mattarellum – A pochi giorni dalla rottura sulla legge elettorale simil-tedesca, c’è stato il voto alle Amministrative che ha riportato sul campo una suggestione mai abbandonata: la riproposizione del Mattarellum. Un sistema misto tra maggioritario e proporzionale, abbastanza vicino a quello delle Comunali, che ha premiato il Centrodestra, “costretto” all’unità. E quindi molto competitivo rispetto a quando si presenta in ordine sparso. Al Partito democratico il modello ideato dall’attuale presidente della Repubblica è sempre piaciuto. I fuoriusciti, riuniti nel Movimento democratico e progressista, lo avevano ripresentato negli ultimi giorni. Quindi ci sarebbe una buona base di consenso in Parlamento. Basterebbe il via libera di Forza Italia e Lega. E in questa direzione il leader del Carroccio, Matteo Salvini, ha esercitato pressione sui forzisti: “Facciamo l’ultimo appello. Se veramente Berlusconi vuole l’unità del Centrodestra come va dicendo, scelga il maggioritario e non il proporzionale, il sistema del liberi tutti, dei piedi in sei scarpe e delle alfanate”. L’offerta è stata messa sul tavolo, resta da fare la valutazione. “Un Centrodestra unito con una classe dirigente è competitivo, io vedo un Centrodestra non così lontano dal 40% che propone l’Italicum”, si è limitato a osservare il presidente della Regione Liguria, l’azzurro Giovanni Toti. Nessuna apertura sul Mattarellum, ma l’invito alla coalizione.
Effetti sul Governo – Le Comunali sono state seguite con distacco da Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è concentrato su altri versanti. A cominciare dalla manovrina che è arrivata al Senato con numeri molto fragili dopo la bocciatura annunciata da Mdp, a causa della reintroduzione dei voucher. E c’è un pericolo: “Al Senato i voti per la fiducia non ci sono. Consiglio di osservare con attenzione quello che accadrà”, ha avvisato, sornione, il senatore dem, Stefano Esposito.
Tw: @SteI