Non c’è ancora la legge elettorale, che nelle intenzioni di Pd, Forza Italia, Movimento 5 Stelle e Lega dovrebbe comunque essere approvata in via definitiva nella prima decade di luglio (Senato permettendo). Ma la strada che porta alle elezioni anticipate è di fatto già tracciata, con il 24 settembre, giorno in cui peraltro si voterà anche in Germania, segnato in rosso sul calendario. Così i partiti si stanno già muovendo, ragionando su chi schierare ai nastri di partenza visto che il “Germanichellum” lascia nelle mani di segretari e capi partito la possibilità di fare e disfare le liste. Certamente non da soli. Dal mazzo, infatti, ognuno ha tirato fuori i propri jolly. Figure che più di altre hanno un maggiore peso specifico, quelle di cui i leader si fidano ciecamente e alle quali hanno affidato il ruolo di scouter, pronti ad accendere il semaforo verde o rosso nei confronti dei potenziali nuovi parlamentari. Perché mai come stavolta, eccezion fatta per i pentastellati, molti dei quali pronti a giocarsi il bonus del secondo (e forse ultimo) giro tra Camera e Senato, il denominatore comune tra Nazareno, Arcore e via Bellerio sembra essere quello della tanto agitata “rottamazione”. Fuori una volta per tutte malpancisti ed eletti di lungo corso, dentro facce nuove, meglio – manco a dirlo – se fedeli alla linea del “capo”.
Magnifici sette – Perso per strada Denis Verdini dentro Forza Italia, dove solo un terzo degli attuali parlamentari sarà ricandidato, la squadra la sceglieranno in 7. Silvio Berlusconi, ovviamente, insieme al sempiterno Gianni Letta, Niccolò Ghedini, Sestino Giacomoni (membro dell’ufficio di presidenza di FI che insieme a Valentino Valentini costituisce il tandem dei collaboratori più stretti e fidati dell’ex premier), il coordinatore degli Enti locali Marcello Fiori – in predicato di entrare in Parlamento – e Andrea Ruggieri, nipote di Bruno Vespa scelto due anni fa dal Cav. come responsabile dei rapporti di FI con le Tv. Il tutto con la supervisione dei capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani. Tra Arcore e villa Gernetto lo scouting è partito già da qualche mese: l’intenzione è quella di comporre le future liste azzurre, oltre che dei parlamentari “superstiti”, con giovani e amministratori capaci e popolari, senza dimenticare chi appartiene alla società civile, al mondo delle professioni e dell’impresa. Dovrebbe quindi esserci spazio per l’ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, e per il consigliere regionale dell’Emilia-Romagna Galeazzo Bignami, mentre al Senato Berlusconi vorrebbe riservare un seggio per l’ex Ad del Milan Adriano Galliani. Diverso il discorso per altri primi cittadini già “testati”, come quello di Perugia, Andrea Romizzi, e di Ascoli, Guido Castelli, entrambi col mandato in scadenza nel 2019. Le loro dimissioni aprirebbero scenari imprevedibili sui territori, col rischio di segnare il più clamoroso degli autogol.
Avanti c’è posto – Pochi dubbi anche per Matteo Renzi. Per selezionare i candidati il leader del Pd ha investito su due fedelissimi come Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria, e Luca Lotti, ministro dello Sport e da sempre suo braccio “ambidestro”. Anche in questo caso, l’intenzione è quella di aprire alla società civile per dare un segnale di cambiamento. Uno dei nomi più gettonati è quello di Paolo Siani, fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso dalla camorra nel 1985: a Napoli, la scelta sarebbe un segnale per la legalità. Altri papabili onorevoli sono sotto esame dei due fidatissimi. La strategia comunque è già pronta: i big del partito, inclusi alcuni attuali ministri e i vertici del gruppo dirigente, saranno candidati nei collegi uninominali blindati in Emilia-Romagna e Toscana onde evitare brutte sorprese. E non viene dimenticata la necessità di assegnare seggi alle minoranze interne, che fanno riferimento al Guardasigilli Andrea Orlando e al governatore della Puglia Michele Emiliano. Al primo spetta il 20% di posti blindati, al secondo il 10: entrambi sono in allerta temendo possibili tiri mancini. I movimenti sono numerosi: secondo quanto risulta a La Notizia anche tre lady renziane, Alessandra Moretti (consigliera regionale in Veneto), Pina Picierno (eurodeputata) e Debora Serracchiani (presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia) hanno attivato i canali per ottenere uno scranno sicuro tra Camera e Senato.
Comanda il web – L’“altro Matteo”, alias Salvini, invece, non può prescindere da “Giancarlo”, cioè Giorgetti. Uno dei “saggi” scelti nel 2013 dall’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano è infatti il vero cuore pulsante della Lega a trazione salviniana, complici pure le 5 legislature già collezionate alla Camera dal ’96 ad oggi. Giorgetti ha superato indenne qualsiasi “terremoto” interno al partito di via Bellerio, passando dalla leadership di Umberto Bossi a quella di Salvini senza colpo ferire. A dargli una mano nel comporre le liste, chiariscono fonti interne al Carroccio, sarà il capogruppo alla Camera Massimiliano Fedriga, che l’8 luglio 2014 ha preso proprio il posto di Giorgetti. L’intento del trio Salvini-Giorgetti-Fedriga è chiaro: mettere fuorigioco i dissidenti (eccezion fatta per Bossi che da solo vale circa il 3%) per avere una truppa parlamentare a immagine e somiglianza del leader. E i 5 Stelle? Punteranno ancora una volta sulle “parlamentarie”, già sperimentate in occasione delle ultime Politiche. Alcuni big potrebbero traslocare dalla Camera al Senato visto che hanno compiuto 40 anni d’età, o almeno questa sembra oggi una delle ipotesi allo studio del Movimento. A pronunciarsi, poi, sarà la Rete. Nel bene e nel male.