Un piccolo “record”, se vogliamo, c’è stato. Per la prima volta il numero dei dipendenti della Banca d’Italia, guidata da Ignazio Visco, è sceso sotto le 7 mila unità. Al 31 dicembre del 2016, per la precisione, risultavano 6.885 lavoratori. Si tratta di un trend che va segnalato, soprattutto per una struttura più volta messa nel mirino per un “corpaccione” che, nel corso degli anni, si è sempre mantenuto bello pingue. Basti fare una rapida disamina: nel 2013 i dipendenti erano 7.027, nel 2014 sono passati a 7.078 e nel 2015 a 7.032. Insomma, l’ultimo dato dimostra che un dimagrimento è in corso. Peccato, però, che alla diminuzione del girovita non corrisponda una contrazione dei costi. Anzi, stipendi ed emolumenti vari sembrano aver preso il largo, facendo arrivare la retribuzione media lorda dei lavoratori di palazzo Koch alla ragguardevole cifra di 90.500 euro l’anno. Davvero niente male, per un istituto che da questo punto di vista continua a essere molto ambito.
Gli andamenti – Per mettere a fuoco la situazione è utile analizzare la tabelle pubblicate da Bankitalia al 31 dicembre del 2016 e paragonarle ai dati estraibili dai bilanci degli anni precedenti. Ebbene, la voce “stipendi ed emolumenti del personale in servizio” alla fine dell’anno scorso è costata 623 milioni di euro, in aumento rispetto ai 616 milioni del 2015, ai 609 del 2014 e ai 599 del 2013. Il tutto, come detto, nonostante nel 2016 per la prima volta le consistenze di personale siano scese a 6.885 unità. Volendo provare a capire più nel dettaglio le ragioni di questo andamento si può registrare che sulla diminuzione generale dei dipendenti di via Nazionale ha pesato esclusivamente il calo del numero dei lavoratori delle filiali. I dipendenti dell’amministrazione centrale della banca, invece, sono costantemente aumentati, passando dai 4.431 del 2013 ai 4.568 del 2016. In aumento anche le figure dirigenziali, passate dalle 606 del 2013 alle 616 del 2015 (nella tabella del 2016, invece, non è riportato il numero complessivo dei dirigenti). Magari questi trend possono contribuire a spiegare, almeno in parte, l’aumento dei costi a fronte del calo dei lavoratori. Ma l’incremento ha riguardato anche gli “oneri previdenziali e assicurativi”, passati dai 155 milioni del 2013 ai 161 del 2016, e le “altre spese per il personale”: queste ultime sono sì calate dai 47 milioni del 2013 ai 41 del 2015, ma sono poi risalite ai 45 milioni del 2016.
Le somme – Ne viene fuori, così, che il totale degli oneri del personale di Bankitalia non ha mai smesso di crescere, passando dagli 801 milioni del 2013, agli 811 del 2014, agli 815 del 2015 e per finire agli 829 del 2016. Ma il dato più significativo resta senz’altro il trend ascendente degli stipendi. Fattore che ha pesato incisivamente sulla retribuzione media dei fortunati dipendenti di palazzo Koch. Come detto il dato 2016 è stato di 90.400 euro l’anno, in crescita rispetto allo stipendio di 87.600 euro del 2015, agli 86 mila del 2014 e agli 85.200 del 2013. Insomma, neanche nell’ultimo esercizio manca materiale per riflettere sugli alti costi di funzionamento di un istituto che, a volerla dire tutta, nel corso degli anni ha perso funzioni strategiche.