Arriva anche il timing sul ritorno al voto: entro la prima settimana di luglio la partita della legge elettorale deve essere chiusa. Insomma, un vero e proprio avviso di sfratto al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. “Sento qualcuno dire che se si va alle elezioni è un pericolo, Si chiama democrazia. Succede di andare alle elezioni”, ha scandito il segretario del Pd, Matteo Renzi, nel corso della direzione del partito di ieri, in cui all’ordine del giorno c’era il tema della legge elettorale: e la sua approvazione è ormai il viatico per la fine della legislatura. Certo, in via ufficiale è stata usata la solita formula: “Sostenere il Governo è sostenere noi stessi. La discussione sul quando si vota si fa nei luoghi istituzionali competenti”. L’ex premier ha così formalizzato quanto era noto: i dem metteranno sul tavolo una proposta sul modello tedesco, nonostante la fronda annunciata da 31 parlamentari vicini al ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Un’idea che ha mandato in visibilio Dario Franceschini, che già sente il profumo di Palazzo Chigi vista la quasi inevitabilità delle larghe intese.
I paletti – Renzi ha però fissato due precisi paletti sul sistema da proporre in Aula: “La soglia di sbarramento al 5% è inamovibile così come il nome scritto sulla scheda”. Un messaggio chiaro al ministro degli Esteri, Angelino Alfano, e a tutti gli altri piccoli partiti che hanno protestato verso lo sbarramento troppo alto. Il concetto è stato rilanciato in un altro passaggio: “Noi non siamo a difendere i piccoli veti dei piccoli partiti, ma il diritto di voto dei cittadini”. E sulla tempistica dell’approvazione ha confermato che entro la prima settimana di luglio il testo dovrà essere approvato in via definitiva. In pratica la data di scadenza per l’attuale Esecutivo. Non a caso ha spiegato: “Voglio approvare subito la legge elettorale perché il giorno dopo, finalmente, la sfida sarà sui contenuti”.
Scontro interno – L’intesa con Forza Italia e Movimento 5 Stelle sul sistema tedesco arrivata per “serietà e senso di responsabilità”, ha ribadito Renzi, spiegando che quel modello non è il suo preferito. Ma la soddisfazione per il traguardo dell’accordo è svanita di fronte ai rilievi della nuova minoranza, che fa riferimento a Orlando. “Questo sistema non è il tedesco, è un proporzionale con sbarramento al 5%. Se Matteo dice che dobbiamo pensare ai nostri figli, dobbiamo anche chiederci se questo sistema garantirà stabilità. Io non credo sia così”, ha scandito il Guardasigilli, prevedendo la necessità di fare un’alleanza con Silvio Berlusconi dopo le elezioni. E infatti il ministro ha rilanciato: “Sarà un nostro problema spiegare come un esito probabile di questa campagna elettorale, cioè la costruzione di un’alleanza con Fi, sia compatibile con un disegno riformista del Paese”. Quindi si è lanciato nella previsione di cosa potrà accadere nelle prossime settimane: “Può darsi che riusciremo a spiegare che con un risultato eccezionale noi eviteremo questo rischio. Faremo questo? Io lo farò, non so se sarà sufficiente”. E che Renzi sia pronto ad affrontare una competizione è emerso anche dall’annuncio della piattaforma Bob, di cui parlò per la prima volta durante la campagna per le primarie. Lo strumento servirà a sviluppare la comunicazione sul web con due programmi al giorno trasmessi dall’applicazione.