di Marcel Vulpis
Campione d’Italia per il secondo anno consecutivo, con il traguardo della “terza stella” già a partire dalla prossima stagione, ma condannata a vincere, come tutti i top club di calcio che si rispettino (sul mercato domestico e su quello internazionale), per generare flussi di cassa indispensabili per gestire, in modo virtuoso, l’azienda. E’ la fotografia della Juventus, fresca vincitrice del titolo tricolore (ventinovesimo per l’albo ufficiale, trentunesimo sul campo secondo la linea integralista dei tifosi).
L’ultimo dato di bilancio ha fatto fermare l’asticella oltre i 213 milioni di euro di ricavi, ma, già nel prossimo esercizio, si dovrebbe superare il tetto dei 250/270 milioni di euro (i dati della prossima trimestrale usciranno giovedì 9 maggio), grazie, soprattutto, al cammino fatto, quest’anno, in Champions league. L’ingresso nei quarti di finale, considerando anche la formula del “market pool” (una sorta di redistribuzione dei ricavi da diritti tv e commerciali, da parte dell’Uefa, sulla base di diversi parametri storici e agonistici), può generarare una cifra superiore ai 25-30 milioni di euro, cui bisogna aggiungere gli incassi da gare.
Club a due facce
La Juventus è un club a due facce: dominatrice in campionato, ancora lontana dal livello tecnico dei primi quattro club di Champions. Con alcuni innesti di medio-alto livello a centrocampo e in attacco la società torinese può continuare a vincere in Italia, ma per centrare la finale di Champions servono almeno due top player di valore (come, per esempio, Radamel Falcao, dell’Atletico Madrid) capaci di segnare più di 20 gol a stagione. In giro di giocatori con questi numeri, e soprattutto queste qualità, ce ne sono pochissimi e quei pochi presentano all’incasso, attraverso i loro procuratori, sempre clausole rescissorie non inferiori ai 50 milioni di euro (come nel caso del centravani colombiano). La Juventus deve, pertanto, continuare a consolidare il valore della produzione, puntando a superare, entro il prossimo biennio, l’obiettivo dei 330 milioni di euro, mantenendo sotto controllo la leva del costo del lavoro.
Le previsioni
Gli analisti prevedono che la società piemontese possa chiudere l’attuale bilancio con un sostanziale pareggio o, al massimo, con un dato negativo di pochi milioni di euro. Merito di un’attenta gestione dei costi di produzione, ma, soprattutto, della crescita delle principali voci di ricavo. Queste ultime infatti ammontano a 213,8 milioni, mentre nel 2010/11 (senza la partecipazione in Champions) i bianconeri si erano fermati a 172,1 milioni di euro (+24.2% rispetto alla stagione precedente). I ricavi da gare ufficiali sono aumentati da 11,5 a 31,8 milioni, sull’onda del successo dell’inaugurazione del nuovo impianto. Solo in campionato, nella precedente stagione, è stato raggiunto il tutto esaurito in 15 gare interne su 19.
Lo stadio
Lo stadio è l’arma vincente della società sul fronte degli incassi, ma non si può andare oltre il tutto esaurito. Serve vincere in campo e arrivare, nei prossimi cinque anni, almeno nelle semifinali dei più importanti trofei internazionali, altrimenti l’effetto-stadio rischia di esaurirsi prima del tempo. Più di un addetto ai lavori infatti ritiene che la capienza dello Juventus stadium (41 mila posti a sedere) non sia da top club europeo e non consenta, anche nei prossimi anni, l’esplosione dei ricavi (nonostante che la società stia sviluppando il progetto dell’area museale). Sono cresciuti inoltre i diritti audiovisivi (90,6 milioni), e, nel prossimo bilancio, peseranno anche quelli collegati alla partecipazione in Champions league. Segno più per gli introiti da sponsorizzazioni e pubblicità (53,5 milioni), in crescita del 23,5%. Ulteriori ricavi arrivano dai proventi da gestione diritti calciatori (18,4 milioni) e da altre attività per complessivi 19,5 milioni di euro. La prossima sfida bianconera è riuscire a vincere in ogni competizione, tenendo sotto controllo il monte-salari dei giocatori. Nell’ultimo bilancio, tesserati e dipendenti, hanno generato costi per circa 150 milioni di euro, ma l’obiettivo Champions 2013/14 potrebbe portare la dirigenza di corso Galileo Ferraris ad operare una serie di scelte, in sede di calciomercato, tali da far schizzare in alto quest’asticella, con una serie di effetti a catena sul terreno del fair play finanziario.
La borsa
Ieri il titolo della Juve ha chiuso in borsa a 0,21, in calo dell’1,25%. Nell’ultimo anno, nononostante i successi, il titolo la lasciato per strada il 26,19%. Il prezzo salato di una crisi che non ha risparmiato nessuno.