La proposta è chiara, semplice, lodevole. Forse “scontata” se non fossimo in Italia: portare la storia dell’antimafia nelle scuole. Ad avanzarla Chiara Di Benedetto. Un disegno di legge appunto per “introdurre nelle scuole lo studio della storia dell’antimafia per far conoscere ai nostri studenti la storia di quei nostri cittadini, rappresentanti delle istituzioni e non, che a questa battaglia di legalità e giustizia hanno dedicato la vita”.
Per questa ragione venerdì 26 maggio a partire dalle ore 10,30 presso la “Sala Tatarella” della Camera dei Deputati”, si terrà una conferenza di presentazione in cui interverranno Chiara Di Benedetto, Salvatore Borsellino, il magistrato Pierpaolo Bruni – impegnato in prima linea nella lotta alla ‘ndrangheta – e don Giacomo Panizza. La proposta di legge in questione, spiega Di Benedetto “mira a introdurre nelle scuole elementari, medie e superiori la disciplina della storia del contrasto al fenomeno mafioso, insieme allo studio dei princìpi e dei diritti fondamentali della Costituzione, con l’obiettivo di coinvolgere gli studenti in un percorso di conoscenza e approfondimento del fenomeno mafioso, fornendo loro loro modelli di riferimento e di vita alternativi, quali le voci dell’antimafia”.
La verità, infatti, è che gli studenti della scuola primaria e secondaria poco sanno dell’opera e soprattutto della lezione morale di figure come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per esempio. Al contrario, continua la Di Benedetto, “anche per l’affermarsi di una generale tendenza involontariamente celebrativa della potenza mafiosa, talvolta modelli come il capo dei capi si sono radicati a livello culturale; in taluni casi, purtroppo, perfino sotto una luce mitica”.
Questa legge, invece, mira a “introdurre, nelle scuole elementari, medie e superiori, nell’ambito storico sociale, la disciplina della storia del contrasto al fenomeno mafioso, definendone i contenuti sulla scorta delle svariate forme di organizzazione criminale, che hanno trovato coraggiosa ed esemplare opposizione negli ambiti istituzionali, civili, dell’informazione, della pedagogia religiosa e del sapere”; “accompagnare, alla predetta disciplina, lo studio dei principi e dei diritti fondamentali della Costituzione”; “coinvolgere gli studenti in un percorso formativo di riflessività sulle cause, la portata, la psicologia attrattiva del fenomeno mafioso nel suo complesso e fornire loro modelli di riferimento e di vita alternativi”; “incentivare l’approfondimento e la creatività degli studenti con l’istituzione di un premio che li abitui a guardare con altri occhi, a pensare che lo sforzo intellettuale per l’utile pubblico non sia inutile”.
C’è da giurarci che nessuno si opporrà alla proposta di legge. Vedremo però se al di là della facciata, ci sarà concreta possibilità che i partiti la approvino.