Recensire il libro di un collega non è facile. Soprattutto se con questo collega lavori gomito a gomito da sei anni, nei quali hai condiviso tutto: dalle soddisfazioni professionali a quelle personali ma anche delusioni e “cazziatoni”. Con Stefano Iannaccone, però, il timore di limitarsi a un “guarda, m’è piaciuto” che sa tanto di frase fatta per non scontentarlo non si pone proprio. Era già successo con Andrà tutto bene, il suo primo romanzo (uscito nel 2011 per “La Bottega delle parole”), e con Fuori tempo massimo, datato 2015. Perché leggendo i libri di Stefano succede una cosa tipica degli scrittori che sanno raccontare con un linguaggio semplice ma allo stesso tempo emozionante (e non lo dico per piaggeria): non smetteresti più.
Anche con Storia di un amore all’anatra, edito da “Les Flâneurs Edizioni” (184 pagine, 14 euro), che sarà presentato in anteprima domani al Salone del Libro di Torino e disponibile in tutte le libreria da sabato 20 maggio, è successa esattamente la stessa cosa. È un libro diverso rispetto agli altri due, diciamolo subito. Diverso perché più “concentrato”, visto che il canovaccio della storia, ambientata in quella Praga frontiera della rivolta contro il controllo sovietico, si srotola in poche ore, con i flashback che ricostruiscono le tappe delle vicende dei tre protagonisti: Mattia De Matteis, giornalista precario la cui esistenza è un mix di crisi e disillusione che si riverbera sui sentimenti; la sua ragazza, la “frivola” Veronica, che una volta giunti nella capitale ceca per una vacanza lo lascia senza apparente motivo; e l’enigmatico Alberto, un cinquantenne legato alla città e ai suoi trascorsi storici da un trauma giovanile.
“Questo libro si muove su due piani – racconta Iannaccone –. Quello della storia in sé ma anche uno più profondo, che vuole investigare su alcuni aspetti della nostra società”. Non una storia d’amore in senso stretto, insomma, nonostante il titolo possa trarre in inganno i più. Perché, dice Mattia quasi sul finire del libro, “l’amore è un esercizio di autolesionismo, una reiterazione ossessiva di abitudini. L’idealizzazione del partner è solo una tecnica di autodifesa: le coppie, nella maggioranza delle circostanze, si detestano. (…) Nessuno rinuncia alla garanzia dell’assuefazione. L’amore finisce per essere una grossolana strategia di sopravvivenza contro i rischi di ansie dettate dalla solitudine”. Situazione che in tanti, tante volte, si sono trovati a vivere.
Si parte da Torino, come detto. Ma “per presentare Storia di un amore all’anatra l’idea è quella di coinvolgere librerie indipendenti, stabilendo così un’‘alleanza preziosa’ fra case editrici medio piccole e librai costretti a sopravvivere alla grande crisi”. In bocca al lupo, Stefano!