Proprio mentre il tema torna di grande attualità per via delle rivelazioni contenute in Poteri forti (o quasi), il libro dell’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, riguardanti l’ex ministra oggi sottosegretaria Maria Elena Boschi e Banca Etruria, in commissione Affari costituzionali al Senato succede quello che non ti aspetti. E cioè che, dopo un anno e passa di silenzio tombale, dalla (tanto agognata) proposta di legge sul conflitto di interessi già bollinata dalla Camera viene cancellata la parte riguardante i parlamentari. Proprio così. Chiariamoci subito, prima di generare equivoci e polemiche: è stata confermata l’applicazione ai titolari di cariche di Governo nazionali, dal presidente del Consiglio fino ai commissari straordinari passando per ministri, viceministri e sottosegretari. Quindi, anche se a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, per ora non c’è alcun legame con la vicenda-Boschi. Dal nuovo testo base, anticipato da Public Policy, è stata però espunta – come detto – la parte relativa a deputati e senatori.
Fumo negli occhi – Il relatore del provvedimento, Alessandro Maran (Pd), ha spiegato alla stessa agenzia di stampa che la decisione è stata presa in accordo con gli altri gruppi di maggioranza. “Il parlamentare per sua natura è un rappresentante di interessi che, per esempio, può essere vicino alla Coldiretti – ha affermato il senatore dem –. Il punto quindi non è agire attraverso una disciplina del conflitto di interessi ma con azioni di disclosure e trasparenza”. Ma in che modo? E soprattutto: perché questa impostazione non è stata pensata prima, evitando altre perdite di tempo? Vai a saperlo. “Per noi”, ha aggiunto Maran, “questo deve essere fatto attraverso una normativa sulle lobby e attraverso un aggiornamento della normativa in materia di incandidabilità e ineleggibilità”. Tutto molto interessante. Se non fosse che il disegno di legge sui cosiddetti “portatori di interessi” di cui parla il parlamentare del partito di Matteo Renzi è chiuso a chiave nei cassetti della I commissione del Senato dal 9 aprile 2015, cioè da quando è stato adottato come testo base quello degli ex 5 Stelle Luis Alberto Orellana e Lorenzo Battista. Testo al quale, per giunta, sono pure stati presentati degli emendamenti, rimasti lettera morta così come tutto il resto.
Le novità – Ma questa non è l’unica novità succosa che emerge spulciando il nuovo testo base. Ad esempio si scopre che, a differenza della pdl già approvata da Montecitorio (relatore Francesco Sanna del Pd), nelle intenzioni di Maran la stessa normativa non si applicherà ai consiglieri regionali, mentre è confermata per le altre cariche di Governo regionali. Inoltre, la disciplina riguarderà sia i dirigenti della Pubblica amministrazione sia i consulenti nominati dall’Esecutivo, come quello per la digitalizzazione Diego Piacentini. Infine, potrà configurarsi conflitto di interessi non solo nei casi di interessi diretti del titolare di carica pubblica ma anche nel caso di quelli indiretti. Sul tutto pesa però l’incognita tempo: difficile (se non impossibile) che il provvedimento riesca ad essere approvato in via definitiva prima della fine della legislatura.
Twitter: @GiorgioVelardi