Siamo un Paese di giocatori. Poco meno di un italiano su due ha sfidato la sorte nel corso dello scorso anno. Per essere precisi il 44% dei cittadini tra i 18 e i 75 anni ha giocato almeno una volta. Il dato emerge dalla ricerca “La percezione sociale del gioco d’azzardo in Italia” realizzato dalla Fondazione Visentini. Sono 1.600 le persone intervistate (a cura di Ipsos) nella ricerca che compie un’analisi a livello territoriale, di genere, per classi d’età e sociale del gioco “fisico” e online nel Belpaese. Pochi sarebbero i giocatori problematici, almeno secondo la ricerca presentata ieri all’università Luiss di Roma, che ne ha individuati soltanto nello 0,9% degli intervistati. “La stragrande maggioranza dei cittadini ha un rapporto sereno con il gioco”, si legge nel rapporto 2017, “pur nelle diversità culturali e territoriali”.
Agli italiani piace “grattare” – Nella vasta offerta del gambling gli italiani continuano a preferire le lotterie istantanee. Dopo i “Gratta & Vinci” nella speciale graduatoria delle preferenze segue la “Lotteria Italia” per le donne e il “Superenalotto” per gli uomini. Anche se la percentuale maggiore di giocate è stata realizzata nelle Newslot e Videolottery, dove si sono concentrate quasi il 50% delle puntate. Ma chi sono i giocatori? La ricerca della Fondazione Visentini sostiene che non sia vero che a giocare siano i meno abbienti: “Bensì il consumo dei servizi legati al gioco cresce con l’aumento del livello di benessere e di istruzione dell’utente. In particolare, tra i laureati il 47% risulta essere consumatore di gioco d’azzardo”.
I nodi da sciogliere – Scorrendo la ricerca si entra nel cuore delle criticità quando viene sottolineato che “anche per il gioco d’azzardo non è il consumo il problema, ma il suo eventuale abuso o utilizzo non regolamentato”. In questo contesto si inserisce il messaggio inviato, ai partecipanti al convegno, dal sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che non ha nascosto l’assoluta confusione normativa: “È urgente concludere la discussione aperta in sede di Conferenza unificata con enti locali e Regioni. Non si può più continuare in una situazione di confusione normativa, eccesso di offerta, crescita della ludopatia, di assenza di regole”. Una stallo che danneggia sia gli occupati nel mondo del gambling, che vale l’1,1% del Pil con circa 150mila lavoratori, che i consumatori. Ma le prove d’intesa, che vanno avanti ormai da un anno, finora sono tutte fallite.