Il termine dell’ennesima giornata convulsa, fatta di accuse e veti incrociati, la montagna partorisce un topolino. Il tanto atteso testo base della legge elettorale, infatti, non è nient’altro che un Italicum-bis, l’estensione della legge della Camera così com’è stata modificata dalla Consulta. Soluzione che lo stesso presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio e relatore, Andrea Mazziotti, ha definito “minimale”. “Rappresenta il miglior risultato nelle condizioni date, ma non il sistema elettorale preferito”, ha ammesso il deputato di Civici e Innovatori, complice “la scarsa disponibilità dei partiti a modificare le posizioni inizialmente proposte e a convergere su modelli diversi”.
Senza via d’uscita – In sostanza, il testo prevede l’introduzione del premio di maggioranza al Senato per la lista che ottenga almeno il 40%, soglie di sbarramento uniformi al 3% per entrambi i rami del Parlamento su base regionale, capilista bloccati e preferenze. L’unica differenza è che mentre alla Camera i collegi, e di conseguenza i capilista bloccati, sono 100, al Senato vengono ridotti della metà (50). Questa la mera cronaca. L’aspetto più politico è invece un altro: si tratta di un testo che, malgrado l’ok – fra gli altri – di 5 Stelle e Forza Italia, è nato già azzoppato. Il Pd, favorevole al maggioritario, per bocca di Ettore Rosato ha detto chiaro e tondo che “il nostro voto non è scontato”. Decisioni a riguardo verranno prese martedì, quando è stato convocato l’ufficio di presidenza del gruppo. E anche Matteo Renzi, già prima della presentazione del testo base, era andato all’attacco: “Continuano le grandi manovre parlamentari di chi chiede a parole una nuova legge elettorale ma in pratica non la vuole, e perde tempo”. Pure Mdp, inizialmente favorevoli a una soluzione simile, ha preso le distanze, complice la mancata eliminazione dei famigerati capilista bloccati. No anche da Lega Nord e verdiniani.
Rischio stallo – Esulta invece Alternativa popolare. “Mazziotti ha fatto un buon lavoro di mediazione”, ha dichiarato l’ex ministro Maurizio Lupi. C’è da crederci: stando ai sondaggi, che la quotano poco sopra il 3%, la soglia di sbarramento fissata dall’Italicum bis permetterebbe ad Ap di tornare in Parlamento. Parlamento nel quale, però, potrebbero addirittura esserci due maggioranze diverse. Proprio così. Nell’estendere al Senato la soglia del 40% per ottenere il premio, infatti, non viene specificato che la singola lista o partito per poter ottenere il premio di maggioranza debba raggiungere quella percentuale contemporaneamente sia alla Camera sia al Senato. In questo modo ci potrebbero essere due liste o partiti diversi nei due rami del Parlamento a raggiungere il fatidico premio per la governabilità. Un gran pasticcio che andrà indubbiamente corretto: c’è tempo fino al 19 maggio per presentare gli emendamenti.
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