Una firma. Basta solo una firma del sindaco per far partire più di un centinaio di assunzioni e milioni di euro in nuovi investimenti nella Capitale. Ma presa com’è dall’emergenza rifiuti – che peraltro lei stessa ha minimizzato – e dal correre da una parte all’altra di una città che tra i suoi mille problemi ha in cima proprio la mancanza di occupazione, Virginia Raggi da più di due mesi non riesce a metterla questa firma. E adesso chi aspetta questo unico atto amministrativo per alzare la saracinesca della sua nuova attività inizia a perdere la pazienza. Capita così che i titolari di 119 nuove farmacie uscite vincitrici dal concorso straordinario del 2012 non possono aprire nonostante i locali siano pronti, gli arredamenti e parte degli investimenti prenotati, l’assunzione del personale necessario in stand-by negli uffici competenti. Un danno triplo per la città, che i nuovi farmacisti non si riescono a spiegare.
Non c’è l’assessore – L’autorizzazione che manca un tempo era una sorta di adempimento automatico. I sindaci dei Comuni interessati all’apertura delle farmacie in genere delegano queste formalità all’assessore alla Sanità, al Lavoro o al Sociale. Anche a Roma si è usato sempre così fino all’insediamento della prima Giunta Cinque Stelle, quando il primo cittadino non ha conferito questa delega. Il risultato è che le assunzioni sono ferme, le nuove farmacie non aprono e molte zone della città restano prive dell’assistenza farmaceutica di prossimità, con gravi conseguenze per la popolazione e in particolare i soggetti deboli e a scarsa capacità di mobilità. Tale ritardo nell’apertura delle attività – spiegano a La Notizia alcuni titolari – non è dovuto alla formazione della graduatoria, già pubblicata da mesi, né tanto meno ai farmacisti vincitori del concorso che hanno da molto tempo espletato tutte le pratiche di loro competenza, sostenendo anche spese ingenti dovute all’acquisizione di locali e arredi, né al personale tecnico e sanitario delle Asl, ma al solo Comune di Roma che inspiegabilmente rilascia con estrema lentezza i decreti autorizzativi, con ritardi anche di due o tre mesi. Permessi senza i quali le nuove sedi non possono aprire.
Sfida già difficile – Per questo motivo i nuovi farmacisti, ben consapevoli delle difficoltà che dovranno comunque affrontare in un mercato diventato difficile pure per settori una volta floridissimi, hanno mosso un appello alla Raggi, affinché metta in atto tutte le procedure necessarie al fine di risolvere questa situazione, definita non a caso “assurda”, consentendo alla popolazione della città di Roma di usufruire delle nuove sedi farmaceutiche secondo quanto previsto dalla normativa e dagli impegni del Governo (attuale e quelli precedenti) a allargare questo segmento di mercato. Un appello che ha del surreale, visto che la pubblica amministrazione dovrebbe spingere le imprese e non frenarle o costringerle a chiedere – come fosse una concessione – quanto è invece un loro legittimo diritto.