di Pasquale Tritta
Sembra la storia di tanti emigranti che vanno negli Usa in cerca di fortuna. C’è chi la trova nel commercio, chi negli affari. Altri attraverso l’impegno politico, lo spettacolo ed altri ancora nello sport. Ed è proprio di sport che ci occupiamo parlando di un pugliese fattosi largo nel pugilato divenendo addirittura campione del mondo. Il suo nome è abbastanza comune, Vito. Il suo cognome, Antuofermo, un po’ meno. Vito Antuofermo nasce a Palo del Colle il 9 febbraio 1953. Emigrò negli Stati Uniti con tutta la sua famiglia quando il futuro campione dei medi aveva quindici anni. Negli States la famiglia Antuofermo apre una macelleria. Vito cerca di sbarcare il lunario impegnandosi anche in altri lavori. Un agente di polizia talent scout lo nota tirar pugni durante una rissa e vede in lui un futuro da boxeur. Invece di arrestarlo, lo invita a frequentare una palestra di pugilato. Inizia così la carriera di pugile dilettante del giovane Antuofermo, che nel 1970 si aggiudicò il Golden Gloves, prestigiosa manifestazione dedicata esclusivamente a pugili dilettanti che si svolge ogni anno in alcune città degli Stati Uniti. Da questa competizione sono usciti pugili poi divenuti campioni del mondo a livello professionistico: Ray Sugar Robinson, Sonny Liston, Cassius Clay e, appunto, anche Vito Antuofermo. Infatti il professionismo schiude le sue porte all’italostatunitense l’anno successivo, il 1971. Vinse i primi 17 incontri pareggiandone solamente uno contro lo statunitense Charles Hayward. La prima sconfitta arrivò contro Harold Weston. Torna in Italia nel 1974 anche se combatte con la licenza degli Stati Uniti, e naturalmente si mette in luce pure nel vecchio continente, divenendo campione europeo nel gennaio del 1976 a Charlottenburg contro il tedesco Eckart Dagge aggiudicandosi la cintura di categoria. La mantiene fino a quando sulla sua strada non incrocia i guantoni con il britannico Maurice Hope, che lo batte ai punti dopo 15 riprese. Antuofermo decide di tornare negli States. Vince contro il pugile di Philadelphia Bennie Briscoe nel ’78, e grazie ad altre affermazioni, guadagna l’opportunità di giocarsi il titolo mondiale a Montecarlo contro l’argentino Hugo Corro. È il 30 giugno del ’79. Antuofermo batté l’argentino ai punti vincendo, almeno così riportano le cronache dell’epoca, nettamente le ultime riprese con Corro a corto di fiato. La cintura di campione del mondo è sua. Nemmeno il tempo di gioire per Antuofermo, che dopo cinque mesi mette in palio la sua cintura a Las Vegas contro colui che rimarrà per anni campione dei pesi medi, “The Marvelous” Marvin Hagler. Il match fu cruento. Hagler, specie nelle prime riprese, grazie alla sua scherma corollata da precisione e robustezza nei colpi, mise a dura prova la resistenza di Antuofermo, che salì sul ring con un problema alle vie respiratorie ma riuscì a stringere i denti ribattendo colpo su colpo malgrado alla fine fosse quasi una maschera di sangue. I giudici vollero premiare la caparbietà del pugile originario delle Puglie nel rimanere in piedi decretando la parità, consentendo così ad Antuofermo di conservare il titolo, anche se Hagler apparve nettamente più forte. Nulla da fare nella seconda difesa contro il britannico Alan Minter, che s’impose ai punti dopo 15 round. Anche in questo caso il verdetto fece parecchio discutere perché, secondo addetti ai lavori, avrebbe dovuto vincere Antuofermo. Addirittura un giudice vide una differenza di dodici punti in favore dell’inglese! Nella conseguente rivincita contro Minter, Antuofermo perse questa volta per ko all’ottavo round. Fu disputato anche un altro match contro Hagler, che intanto si era sbarazzato di Minter, ed anche in questo caso Antuofermo venne sconfitto per knockout. Antuofermo si ritirò dall’attività pugilistica con un bilancio di 50 vittorie, 7 sconfitte e 2 pareggi. Appesi i guantoni al chiodo, decise di provare con il mondo del cinema. Prese parte ad alcune serie tv e spettacoli. Da ricordare in particolare una piccola parte ne Il padrino – Parte III. Adesso Vito Antuofermo vive a Long Island dove ha messo su una ditta di prim’ordine che appronta giardini. Insomma, dai guantoni da boxe a quelli da giardinaggio. Niente male per un ragazzo partito con la sua famiglia dalla Puglia a soli quindici anni con la valigia carica di speranze ed in cerca di quella felicità di cui è pregna la costituzione statunitense.