Chi si aspettava un passo indietro del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, specie dopo che il suo collega di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, aveva smentito l’esistena di inchiesta su presunti rapporti tra Ong e trafficanti, sarà rimasto deluso. Perché Zuccaro, audito ieri in Commissione Difesa al Senato, non solo ha confermato quanto detto nei giorni precedenti, ma ha anche rincarato la dose. “Siamo a livello di pre-indagine”, ha specificato il procuratore, ma è giusto porre interrogativi sul ruolo delle ong. Che “non sono il focus della nostra indagine” ma le cui fonti di finanziamento vanno investigate. Ma c’è di più. Perché Zuccaro ha fatto il punto anche e soprattutto sugli strumenti in mano agli investigatori per quanto riguarda le inchiesta sul traffico di migranti: “Non siamo più in grado di svolgere indagini di ampio respiro volte a contrastare il traffico di migranti clandestini”. E allora la domanda: di quali strumenti c’è bisogno? “L’impiego di polizia giudiziaria in alto mare, la possibilità di indagare sui finanziamenti di queste organizzazioni, la possibilità di fare indagini in acque libiche“. In questo contesto “uno strumento interessante potrebbe essere fornito dalle intercettazioni delle comunicazioni satellitari. Dall’esame del traffico telefonico potrebbero emergere collegamenti importanti per l’indicazione dei trafficanti”. Insomma, esattamente in linea con quanto proposto dal Movimento 5 Stelle (che in questi giorni ha sempre difeso l’operato di Zuccaro), che due giorni fa – come scritto da Luigi Di Maio su Facebook – ha presentato una proposta di legge che va esattamente in questo senso.
Accuse e critiche – Ma l’audizione di Zuccaro è stata utile anche per capire il modus operandi degli scafisti, che “vengono istruiti a gettare il telefono in mare se il soccorso viene operato dai militari. Se invece il salvataggio viene operato dalle ong, il telefono viene recuperato”. Ed è appunto poi sulle ong che le accuse di Zuccaro si sono concrentrate. Tra il personale delle organizzazioni vi sono figure “non proprio collimabili con quelle dei filantropi“, ha proseguito Zuccaro. Per questo motivo “occorre poi dare alle procure strumenti per investigare le fonti di finanziamento delle organizzazioni private – ha spiegato ancora il capo della Procura di Catania – che spesso operano con risorse ingenti“. “Da dove proviene il denaro delle ong che hanno a bordo strumentazioni avanzate?”, domanda il magistrato citando l’esempio di Moas, una ong privata battente bandiera maltese che “dispone di droni e strumentazioni all’avanguardia”. Ma Zuccaro è andato anche oltre il piano delle indagini: “Esiste un limite oggettivo al numero di persone che l’Italia può ospitare”, ha detto il magistrato, che non ha risparmiato critiche velate a Italia ed Europa: “La maggior parte dei migranti che ci vengono presentati come necessitanti di protezione internazionale in realtà non ne ha diritto. E allora non è meglio escludere le ong da questo tipo di salvataggi e far sì che se ne facciano carico lo Stato e tutta l’Europa?”.