Nemmeno il tempo di gioire per la vittoria alle primarie del Pd, che per Matteo Renzi è arrivata la prima grana. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, secondo dietro al segretario eletto, ha contestato il risultato: i dati in suo possesso lo danno al 22,2%, quasi tre punti in più rispetto al 19,5% delle cifre ufficiali. Renzi avrebbe così conquistato il 68% e non il 70%, mentre il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, scenderebbe al 9,8% in confronto all’attuale 10,5% riconosciuti dai numeri forniti da Largo del Nazareno.
Certo, la rettifica dei risultati non porterebbe grandi cambiamenti: l’ex presidente del Consiglio resta nettamente vincitore del confronto interno. Tuttavia, se quello che Orlando sostiene risultasse vero ci sarebbe uno spostamento, seppur lieve, negli equilibri dell’Assemblea nazionale dem.
Intanto Emiliano ha rivendicato un buon risultato. “Sono andati a votare per ‘Fronte democratico’ quasi 200mila persone, il 10,49% che ha sfondato la linea a cui puntavano. I 21mila iscritti che in tutta Italia ci hanno sostenuto si sono moltiplicati per 10 e avevamo contro una macchina organizzativa tra le più potenti del Paese”, ha dichiarato il governatore pugliese, che ora conta di far valere nel partito il suo peso soprattutto al Sud. Così è arrivata la promessa di creare una sua componente: “Fronte democratico è nuova area del Pd analoga per dimensioni a quella che era di Enrico Letta. La mozione si costituirà formalmente nei prossimi giorni (ora esistiamo e Renzi ci ha riconosciuto con senso di correttezza e di lealtà) e abbiamo obbligo di non smobilitare, di non mollare”.
Insomma, mentre gli avversari alle primarie fanno un bilancio, Renzi già pensa alle prossime mosse: sta valutando la rosa dei nomi da inserire in segreteria. E poi deve pensare a cosa fare del Governo Gentiloni per velocizzare il ritorno alle urne.