Forse anche Sky vive questo confronto tv sulle primarie del Pd come un passaggio inevitabile, qualcosa di molto diverso dalle esperienze elettrizzanti del passato. Un omaggio alla tradizione avviata negli anni scorsi, quando le competizioni interne al centrosinistra erano diventate tema di dibattito nazionale. In questo caso lo scontro tra Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano scalda a malapena i cuori dei militanti. L’appuntamento sui canali satellitari, a partire dalle ore 21, di certo non ha creato attese esasperate.
I fattori sono molti. Renzi ha tenuto basso il livello del confronto, consapevole che l’esito appare scontato: l’ex presidente del Consiglio arriverà primo. Al massimo potrebbe restare sotto il 50% dei voti, subendo un ennesimo colpo alla leadership: in questo caso la sua elezione a segretario dovrebbe passare per l’Assemblea nazionale del 7 maggio. Ma l’ipotesi è alquanto remota. I sondaggi lo tranquillizzano: con la bassa affluenza prevista, infatti, la vittoria si preannuncia ampia. Proprio per questo il Rottamatore preferisce una partecipazione inferiore: in questo modo può rivendicare un successo schiacciante.
Il problema, tuttavia, è sostanziale: l’entourage di Orlando, con in testa il portavoce nazionale della sua mozione Marco Sarracino, teme un’affluenza alla camomilla, che sarebbero una bocciatura definitiva dello strumento delle primarie. E soprattutto gli ex Ds restati nei dem temono che il passaggio possa segnare la crisi irreversibile del Pd con l’avvio del percorso verso un soggetto politico tutto renziano, sul modello di Emmanuel Macron in Francia. Anche per questo era stata avanzata la richiesta di organizzare il maggior numero di confronti televisivi. Ma dal quartier generale di Renzi la risposta è stata chiara: anche in passato era stato previsto un solo scontro davanti alle telecamere. Ma, d’altra parte, è stato omesso un aspetto: negli anni scorsi le primarie erano tema predominante, mentre in questo 2017 vengono percepite come una procedura poco più che burocratica di un partito lacerato da una recente scissione e dato in crollo verticale di consensi.