Hanno fatto orecchie da mercante. Costringendo il tesoriere del partito, Alfredo Messina, a brandire nuovamente carta e penna per scrivere una lettera dal finale infuocato. Sintetizzabile più o meno così: Forza Italia è a rischio fallimento. Tutto vero. A niente è servito l’appello lanciato il 27 gennaio scorso dal successore di Mariarosaria Rossi in un’altra missiva indirizzata a parlamentari, europarlamentari e consiglieri regionali azzurri. Nella quale, in sostanza, Messina “invitava” i “morosi” a versare entro il 28 febbraio la quota che gli eletti devono corrispondere al partito. Pena il deferimento al collegio dei probiviri e (addirittura) l’esclusione dalle prossime liste. “Siamo oramai sotto il livello di sopravvivenza”, avvertiva il tesoriere, ed “esiste un limite fisiologico al di sotto del quale la ‘macchina partito’ diventa un puro costo e non è più di nessuna utilità”. Come avranno risposto gli interessati? Si saranno premurati di saldare i debiti? Macché.
Per capire l’andazzo basta prendere infatti la seconda lettera messa nero su bianco da Messina il 31 marzo, che La Notizia ha potuto visionare. “Lo stato d’insolvenza rimane grave – ha chiarito senza mezzi termini il guardiano delle casse di FI –. Con vivo rammarico faccio presente che nel bimestre gennaio-febbraio 2017 solo il 40% dei parlamentari e il 10% dei consiglieri eletti ha finora provveduto ad erogare i corrispettivi mensili dovuti”. Più chiaro di così. Non solo. Messina ha tenuto a ricordare “come i costi di funzionamento non possano essere ulteriormente ridotti, cosicché l’unica via è quella di riequilibrare le entrate”. E allora “mi permetterete di chiedere a coloro che persistono nella posizione di parziale o di totale insolvenza”, conclude il tesoriere di FI, “se siano consapevoli che il Movimento rischia la paralisi, e se ritengano sia equo e leale che solo alcuni debbano farsi carico per tutti di tenere in vita la struttura di Forza Italia”.
Ma cosa dicono i parlamentari? L’ex ministro Gianfranco Rotondi twitta così: “Accade ora a Forza Italia quel che nell’indifferenza generale accadde al mio partito: insolvenza, zero entrate, sto pagando io a rate. Va così”. Interpellato da La Notizia, invece, un suo collega, dietro garanzia di anonimato, ci va giù durissimo: “Ormai FI non esiste come partito ma solo come ramo d’azienda di Berlusconi, quindi se la paghi lui…”.
Twitter: @GiorgioVelardi