L’ipotesi del complotto per ora non regge. Il tribunale di Trani ha assolto le agenzie di rating Standard & Poor’s e Fitch dall’accusa di aver manipolato il mercato favorendo la grande speculazione che fece impennare lo spread sul nostro debito pubblico nel 2011. Un giochetto che gli italiani pagano ancora. Per effetto di quella crisi il conto degli interessi superò i cinquanta miliardi di euro. Secondo i magistrati furono proprio le agenzie di rating ad alimentare la paura sulla solvibilità del nostro Stato, scatenando la speculazione e mettendo in crisi non solo l’economia ma anche la nostra sovranità nazionale. Il governo dell’epoca guidato da Berlusconi, nel bene e nel male eletto dal popolo, lasciò il posto ai tecnocrati di Monti graditi a Bruxelles e ai mercati. I pubblici ministeri non sono riusciti a dimostrare la strategia fraudolenta delle società che certificavano il rischio di un’insolvenza del Paese. Ma solo il fatto che quel default non si è mai verificato prova l’eccesso di allarmismo suscitato in quella stagione. Troppo poco per una condanna in tribunale, ma abbastanza per una condanna della storia.
L'Editoriale