Uffici chiusi, causa burocrazia, da ormai un mese. Con il pericolo che la situazione possa incagliarsi ancora di più, protraendosi per altre settimane. Il tutto mentre i fondi sono stati previsti pure per il 2018 . La ricostruzione in Abruzzo, per 75 Comuni al di fuori del cratere del sisma del 6 aprile 2009, ha trovato un altro intoppo. Allungando ancora di più i tempi. Il problema, nel caso specifico, riguarda cinque uffici territoriali per la ricostruzione (utr), rimasti chiusi dall’1 marzo. Il motivo? Il mancato rinnovo del contratto ai 24 dipendenti, scaduto il 28 febbraio. E questa volta la questione non sarebbe la mancanza di fondi. Quelli, almeno sulla carta, sono pronti.
La denuncia – “La vicenda risulta tanto più inaccettabile, se si considera che la chiusura sarebbe stata determinata, non dalla mancanza di risorse economiche, bensì da incomprensibili problemi di ordine burocratico”, ha infatti denunciato la senatrice del Partito democratico, Stefania Pezzopane, che ha presentato anche un’interrogazione a Palazzo Madama per chiedere un intervento del Governo. E in particolare del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Il problema è che la chiusura degli uffici territoriali per la ricostruzione ha provocato il congelamento di 680 milioni di euro di lavori per 3.800 immobili inagibili e 1.384 agibilità ripristinate. Insomma, un blocco alla macchina. I sindaci più colpiti dalla paralisi burocratica hanno frenato sull’ipotesi di proteste eclatanti, concedendo così fiducia alle promesse fatte dal Governo: “Saranno erogate risorse per coprire i costi delle 24 unità di personale relativi al 2016, circa 500mila euro, attraverso una operazione della Struttura tecnica di missione”, ha spiegato il coordinatore dei sindaci del cratere sismico del 2009, Sandro Ciacchi, in riferimento alla copertura delle spese pregresse. Esattamente come previsto per il 2017. Ma il problema resta: a causa di un rimpallo di responsabilità tra gli autori della delibera Cipe e i vertici della Struttura di missione, i soldi non sono praticamente a disposizione.
Storia vecchia – Del resto la situazione non è proprio una sorpresa: già in passato ci sono stati segnali preoccupanti. “La vicenda ha assunto contorni pochi chiari, già a partire dal mese di giugno 2016, quando i comuni sede degli Utr di frontiera, Cugnoli (Pescara), Goriano Sicoli (L’Aquila), Montorio al Vomano (Teramo) e Navelli (L’Aquila) non hanno ricevuto alcun rimborso per il pagamento del corrispettivo dei 24 consulenti”, ha spiegato la Pezzopane. Eppure quel personale è fondamentale per lavorare alla ricostruzione, perché si occupa di seguire l’istruttoria dei progetti oltre a predispone gli atti contabili. Per tirare avanti le amministrazioni comunali si sono sobbarcati la spesa del pagamento degli stipendi. Ma, a un certo punto, si sono dovuti arrendere ai numeri del bilancio. E adesso la ricostruzione in Abruzzo fa i conti con l’ennesima piaga provocata dalla burocrazia.