Se c’è un ministro che questo giornale ha criticato senza sosta, secondo in classifica solo ad Alfano, questo è Poletti. Da responsabile del Lavoro ha varato una legge fondamentale come il Jobs Act, mettendoci dentro molto meno coraggio e sostegno alle imprese rispetto alla bisogna di un Paese con l’elettroencefalogramma dell’occupazione piatto. I risultati sono quelli che abbiamo visto: quando gli sgravi contributivi si sono ridotti è arrivato un sostanziale stop alle assunzioni. Chiacchierone spesso a sproposito, l’ex uomo delle coop ha spiegato che per trovare lavoro più dello spedire inutilmente curriculum serve costruirsi un bacino di relazioni, anche giocando a calcetto. Un paradosso contro il quale si è subito scagliata tutta l’ipocrisia italica, a partire dalla Sinistra. Puntare sulle amicizie anziché sul merito è un messaggio sicuramente sbagliato. Ma bisogna essere in mala fede per asserire che il ministro volesse invitare a non prepararsi. Come sono in mala fede tutti quelli che gridano allo scandalo mentre poi mandano i figli a cercare un posto dall’amico di famiglia. Perchè il lavoro si trova anche così. E chi dice il contrario mente sapendo di mentire.
L'Editoriale