I vitalizi restano, un po’ di meno, ma sono salvi. L’Ufficio di presidenza della Camera ha infatti bocciato la proposta del Movimento 5 Stelle che puntava ad applicare la legge Fornero per tutti, compresi i deputati in carica. Alla fine è stato approvato un “contributo di solidarietà”, con un funzionamento triennale: per tre anni a partire dall’1 maggio a carico degli ex deputati titolari di vitalizio. Dall’1 maggio verrà prelevato il 10% per i vitalizi da 70mila a 80mila euro, il 20% da 80mila a 90mila euro, il 30% da 90mila a 100 mila euro e del 40% per quelli superiori ai 100mila euro annui. Ma la misura non ha soddisfatto il M5S. “A me sembra un clima da fine della Seconda Repubblica, siamo alla fine dell’impero dei partiti”, ha attaccato il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio.
Ma la risposta è arrivata dal deputato di Scelta civica, Mariano Rabino: “Al posto di fare queste ‘sceneggiate’ dico a Di Maio, a Di Battista e a tutti i parlamentari del M5S di rinunciare in modo irrevocabile al trattamento pensionistico”. Quindi il parlamentare di Sc ha lanciato una sfida ai pentastellati: “Sono pronto ad un confronto con Di Maio, estratti conto alla mano, per dimostrare che guadagna più di me”. Anche il Pd ha difeso la decisione: “Anziché la propaganda a noi stanno a cuore i dati concreti. La proposta del M5S non comportava alcun risparmio e non teneva conto dell’abolizione dei vitalizi parlamentari avvenuta nel 2012”, ha affermato Marina Sereni. “Una riforma radicale che ha segnato per tutti i parlamentari in carica il passaggio dal regime retributivo a quello contributivo e che ha portato a 65 anni l’età minima per percepire l’assegno. Quella riforma non incideva, né poteva, sul passato e questa è l’anomalia sulla quale, tenendo conto della giurisprudenza più recente in materia, oggi interveniamo”, ha aggiunto l’esponente dem.