Non usa mezzi termini, Felice Casson, per definire la riforma del processo penale che ieri ha ricevuto l’ok di Palazzo Madama e che ora tornerà alla Camera. “È un provvedimento mediocre che non sistema i problemi esistenti, l’unica parte positiva è quella sull’ordinamento penitenziario – dice il senatore di Mdp –. Il ministro Orlando ha preteso la questione di fiducia solo per esibire una bandierina in vista del congresso del Pd”.
Un’accusa pesante, la sua.
Quando il provvedimento è arrivato da Montecitorio, in commissione tutti si erano ripromessi di cambiarlo in positivo. Invece il Governo ha impedito la discussione e la votazione di emendamenti migliorativi. In questo senso, la responsabilità è del Guardasigilli. Ecco perché non l’ho votata.
Cosa proprio non le piace?
Il primo tema è quello che riguarda la prescrizione. Bisognava avere la volontà politica di cambiare il sistema, facendo cessare la sua decorrenza dalla sentenza di primo grado. Ma non c’è stato verso. Un’altra questione è quella concernente le notifiche, i cui ‘vizi’ causano la metà dei rinvii e della nullità delle udienze. Avevamo chiesto che queste avvenissero per via telematica con la Pec, come nel civile.
Invece?
Lobby di avvocati hanno avuto la meglio e non se n’è fatto nulla. Anche sulle intercettazioni c’erano delle proposte migliorative, ma è stato impossibile parlarne. Quanto alle Rems, così com’è strutturata la norma rischia di rintrodurre per alcune situazioni gli Opg che speravamo fossero superati.
Condivide le critiche dell’Anm sull’avocazione obbligatoria dei Pg?
Certamente. Qui le strade sono due: o il Governo non sa quello che fa oppure è in malafede. Le procure generali non saranno mai in grado di risolvere il problema creando soltanto guai. Pure in questo caso, la chiusura di Orlando ha impedito ogni miglioramento.
Mdp ha votato il testo.
I miei colleghi sono d’accordo con me sulla mediocrità del testo. Ma c’è un vincolo di maggioranza che su questo tema ha costretto il gruppo a votare favorevolmente per evitare che gli equilibri saltassero. Io, da tecnico, ho dichiarato in Aula di non poterlo votare.
Twitter: @GiorgioVelardi