Niente effetto Brexit questa volta: le urne hanno fatto tirare un sospiro di sollievo all’Unione europea. Gli ultimi sondaggi, infatti, avevano previsto bene i risultati delle elezioni in Olanda. E avevano evidenziato la rimonta del premier liberale Mark Rutte, che ha infatti ottenuto la maggioranza: il suo partito, Vvd, ha conquistato 33 seggi. Certo, rispetto alle ultime elezioni ha comunque perso qualche deputato (ne aveva 41), ma la flessione non è stata il crollo che gli analisti preventivavano nei mesi scorsi. E soprattutto il responso degli elettori gli consentirà di restare primo ministro.
Per il Pvv, l’estrema destra olandese guidata da Geert Wilders, le elezioni sono state amare, nonostante la crescita dei consensi: alla Camera ci saranno infatti 20 rappresentanti, con un +6 in confronto a prima. Eppure la sensazione è quella di una sconfitta, visto che fino a qualche settimana fa Wilders ambiva addirittura a diventare il premier. Alle spalle del leader islamofobo si sono piazzati i democristiani del Cda e i liberali di sinistra del D66 ottenendo 19 seggi, che quasi sicuramente entreranno nella coalizione di governo. Rutte, infatti, ha la necessità di arrivare alla soglia di 76 deputati per formare una maggioranza. Le trattative includeranno sicuramente molti partiti minori, che sono riusciti a entrare nella Camera bassa.
L’ascesa dei GroenLinks, sotto la leadership carismatica di Jesse Klaver, è stata forte come previsto con la conquista di 14 seggi, esattamente come la Sp, la sinistra radicale. Per i laburisti del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, invece, le elezioni del 2017 sono state pesantissime: il PvdA ha strappato solo 9 seggi, un quarto rispetto al precedente Parlamento. Da valutare, quindi, l’eventuale ingresso nella maggioranza.