Azzerare l’esperienza di Renzi, dal Jobs Act alla Buona Scuola. Con maggiore trasparenza per evitare cerchi magici intorno al potere. E l’invito a non pensare più all’ex premier: “Perché è stato poca cosa”. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, non le manda a dire in questa intervista a La Notizia, in cui spiega il Pd che vorrebbe in caso di vittoria al congresso.
Da segretario del Pd cosa avrebbe fatto di fronte alla mozione di sfiducia per il ministro Lotti?
Con me questa storia non sarebbe esistita. Ma quando si crea una situazione del genere, un segretario di partito deve assumersi le proprie responsabilità e non farsi portare in Parlamento con una mozione di sfiducia. Io avrei vigilato ed evitato un caso così.
Lotti dovrebbe dimettersi?
Quando un membro di un organo collegiale ha anche solo il sospetto di creare un problema all’organo stesso, in questo caso il governo, è buona norma istituzionale farsi da parte per rimuovere il problema.
Pensa che esista una questione morale nel suo partito?
Sicuramente il Pd deve diventare il partito della trasparenza senza fare pasticci. Un rigore che è del tutto mancato, in riferimento agli appalti della pubblica amministrazione e alla fuga di notizie per impedire indagini di natura penale.
Nella sua segreteria darebbe spazio a esponenti renziani?
È noto che nelle mie giunte siano sempre stati presenti membri delle correnti di opposizione. Per esempio il mio assessore al Bilancio (in Puglia, ndr) ha votato sì al referendum costituzionale.
Guardando al passato, cosa salverebbe dei mille giorni di Renzi a Palazzo Chigi?
Preferirei guardare al futuro. Certo, bisogna fare il contrario di quello che si è fatto e ribaltare le politiche del Pd. Bisogna dare diritti a chi proviene da altri Paesi ma nasce in Italia. Sono quindi per lo ius soli e sono per la regolamentazione delle cure sul fine vita. Serve poi una legge per le lobby: i lobbisti devono spiegare le loro ragioni, ma la politica deve essere imparziale. Ma soprattutto le lobby non devono accedere al potere attraverso cerchi magici: questo è stato uno dei problemi del renzismo. Vorrei anche il ripristino dell’articolo 18 che consente il reintegro dei lavoratori licenziati.
Allora qualcosa del passato la cancellerebbe, come il Jobs Act…
Il Jobs act non è servito a granché. Ha sacrificato molti diritti dei lavoratori, perché chi viene licenziato illegittimamente deve essere reintegrato: non gli si possono solo sbattere un po’ di soldi in faccia. Questo sistema favorisce gli imprenditori gaglioffi e danneggia quelli perbene.
Su quali altre riforme vorrebbe intervenire?
Vorrei azzerare la Buona Scuola e riscrivere la riforma con i docenti e i sindacati. In in modo che nel dialogo e nella concertazione si possa ritrovare l’efficienza del sistema italiano. Credo che il sindacato debba essere messo di fronte alle responsabilità, senza essere esautorato. Altrimenti non c’è più il confronto con i lavoratori.
Che tipo di Pd ha in mente?
Dobbiamo tornare alla nostra naturale tradizione di partito della sinistra riformista. Nello specifico dell’organizzazione, mi piacerebbe eliminare il tesseramento così com’è e procedere alla registrazione su una piattaforma informatica, che noi abbiamo chiamato Resistenza. Il partito deve avere una verifica elettronica di ciascuna adesione dei militanti, consentendo una partecipazione dal basso nella stesura del programma. Il Pd deve essere al fianco di chi non conta niente. E non sono solo clochard e disoccupati. Parlo anche di imprenditori con migliaia di dipendenti, che vengono abbandonati dinanzi alle richieste dell’Unione europea o di qualche lobby del petrolio.
Quali sono i potenziali alleati del Pd di Emiliano?
La mia candidatura è l’unica che ci consentirebbe di vincere le elezioni. Con me si può riaprire la costruzione di un grande centrosinistra, ispirandosi all’Ulivo e superando progressivamente alcune patologie di quel sistema. Metterei insieme il cattolicesimo democratico e la sinistra riformista.
È possibile riportare tra i dem chi è fuoriuscito?
La scissione è stata frutto dell’incapacità dei vertici di dare spazio a chi la pensava diversamente. Se fossi segretario del Pd, andrei a casa di Roberto Speranza ed Enrico Rossi per chiedergli di darmi una mano.
In caso di sconfitta, Renzi dovrebbe dedicarsi ad altro o restare nel partito?
Renzi resta una risorsa indispensabile: sarebbe il riferimento della minoranza del Pd. Fermo restando la distinzione delle posizioni, non voglio ripetere i suoi stessi errori. Lui, nella sua foga agonistica, ha spesso dimenticato che siamo nello stesso partito.
In un tweet cosa imputa a Renzi?
Chiedo uno sforzo a tutti: non dobbiamo più ragionare a partire da Renzi. Non è riuscito a costruire alcunché. Dobbiamo dimenticare la sua esperienza: è stato un nulla lucente. Sembrava tanto, ma è stata poca cosa.