In principio fu Arrigo Sacchi, che contro il logorio del calcio moderno decise di lasciare la panchina. Il profeta del grande Milan ha preferito dedicarsi ad altro. Il motivo? “Un tarlo, il tarlo del perfezionista: un vecchio compagno prima alleato e poi nemico”. Che ha finito per far diventare la tensione insopportabile. Ma, leggendo le cronache sportive, il suo modello è stato seguito da noti epigoni: la vita da milionari del pallone è un grande stress. Quasi da diventare una moda, che resta incomprensibile all’uomo comune che si stressa, per davvero, dietro alla squadra del cuore. Senza conoscere mai la parola stanchezza. E chissà cosa ne pensa il tecnico del Napoli, Maurizio Sarri che, in una celebre intervista, disse: “Mi pagano per fare una cosa che avrei fatto la sera, dopo il lavoro e gratis. Sono fortunato”.
Caso Barcellona – L’ultimo a iscriversi alla lista degli stressati è una vecchia conoscenza del calcio italiano: lo spagnolo Luis Enrique, che ha annunciato il suo addio alla guida del Barcellona. “La ragione della mia scelta sta nel modo in cui va vissuta questa professione, che ha pochissime ore di riposo, di stacco”. A dir la verità, sembra che il problema sia a Barcellona. Nonostante la bellezza della città catalana e la quantità di campioni a disposizione, i mister patiscono l’ambiente. Sì, perché anche Pep Guardiola annunciò un anno sabbatico a fine 2012 dopo aver fatto incetta di titoli. Per settimane è stato il sogno impossibile per molti presidenti, che non credevano al fatto che volesse davvero riposare. Invece Guardiola si è davvero goduto i guadagni. Tuttavia, dopo dodici mesi la voglia di lavorare su un campo di calcio è tornata con l’okay alla proposta del Bayern Monaco prima e poi dei petroldollari del Manchester City. Probabile che il suo erede naturale, come stile di gioco e di vita, Luis Enrique segua lo stesso cammino con una stagione di relax totale prima di accettare qualche faraonica offerta di club europei alla ricerca di un rilancio. Di recente un altro guru come l’olandese Louis Van Gaal, che ha insegnato calcio per il mondo, ha rivelato di voler dire addio al pallone: “L’anno scorso avevo già detto che avrei lasciato, soltanto dopo parlai di un eventuale anno sabbatico. Oggi però, credo proprio che non ci siano più possibilità che io alleni nuovamente”.
Fughe in Italia – Il problema non riguarda solo i tecnici che siedono sulle panchine straniere. In Italia ci sono tanti casi di mister sotto stress. Basti pensare a Francesco Guidolin, capace di portare l’Udinese in Champions League ma che a un certo punto ha preferito dedicarsi alle sue passioni, in primis la bicicletta. Diverso il discorso per Walter Mazzarri, stremato dopo gli anni a Napoli. Sembrava anche lui destinato a seguire il modello Sacchi, ma alla fine ha proseguito l’avventura restando per un altro anno in Campania e firmando poi per l’Inter. Delio Rossi ha pagato il suo conto allo stress in ben altro modo: invece di fermarsi per un periodo, ha perso la testa quando allenava la Fiorentina, facendo una figuraccia in diretta televisiva. Durante una partita ha reagito aggredendo Adem Ljajic, colpevole di avergli rivolto degli insulti. Insomma, i milioni del pallone sono davvero stressanti.