Con una tempistica sospetta, quanto meno fuori luogo e fuori tempo massimo, nel dibattito sul tetto ai compensi anche per gli artisti della Rai, irrompe il presidente del Consiglio di amministrazione di Viale Mazzini, Monica Maggioni. L’ex direttore di Rai News, che ai tempi della direzione del canale ha goduto di un budget mai visto in Rai, con una lettera aperta al Corriere della Sera si è sentita in dovere di sottolineare l’aspetto politico della vicenda, tralasciando, o sfiorando soltanto, quello tecnico. Segno evidente che la Maggioni sta giocando una partita interamente proiettata fuori dalla tv pubblica. “Il dibattito sulla Rai e sul tetto ai compensi degli artisti mi sembra inserirsi perfettamente nell’epoca della post verità”, afferma la presidente del board di Viale Mazzini, “è stato detto di tutto e c’è stato persino qualche ardimentoso che si è spinto a sostenere che il Cda ha scelto di applicare il suddetto tetto. La realtà”, sostiene ancora la Maggioni, “è che invece in tutti questi mesi il Cda ha detto che una applicazione lineare di un tetto, imposto per legge, avrebbe comportato un indubbio danno all’azienda escludendola da qualsiasi dinamica di mercato, intaccandone la centralità rispetto al sistema dei media e proiettandola verso la marginalità. Stiamo assistendo a un dibattito che sconta una deriva populista che rischia di minare il valore del Servizio pubblico”.
Cronache marziane – Legittima opinione, quella dell’ex direttore di Rai News, ma pessima interpretazione dei fatti. Il consiglio di amministrazione, come narrano le cronache, non ha scelto di applicare il tetto come sostiene la Maggioni , ma è stato costretto a farlo per evitare d’incorrere nell’intervento della Corte dei Conti. Ad imporre il massimale a 240mila euro è una legge dello Stato e non la folla inferocita. Dunque la Maggioni dovrebbe rivolgersi solo e soltanto alla politica, ma non per chiedere una legge ad hoc per “scoperchiare” il tetto, bensì per riportare i compensi dentro un limite accettabile. Perché questo è il vero problema. Non è accettabile che teledivi e giornalisti guadagnino, senza nessun contrappasso produttivo, cifre che vanno oltre il milione di euro all’anno, dato che quei chachet vengono sborsati grazie al canone. Il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto, intanto, avrebbe già inviato una comunicazione agli artisti per spiegare quanto sta accadendo sui cachet. “Le parole della Maggioni dimostrano che non è all’altezza del ruolo che le hanno affidato Pd e Forza Italia”, sostiene in Vigilanza il capogruppo dei 5 Stelle Alberto Airola, “ovvero quello di presiedere l’azienda del servizio pubblico. Se crede di non poter lavorare in un’azienda dove c’è un tetto agli stipendi di 240mila euro si dimetta, nessuno sentirà la sua mancanza. Quello del tetto agli stipendi è un’opportunità che ha il servizio pubblico, va presa come tale. Le retorica politicante della Maggioni fra populismo e post-verità è imbarazzante. Evidentemente la presidente ha l’obiettivo di gettarsi nell’agone politico una volta concluso il suo percorso in Rai”. E, forse, non sono quello. Il tetto dei 240mila euro è stato applicato anche lei, come prevede la legge. Evidentemente usare star e telegiornalisti è diventata una buona causa per difendere anche i propri interessi. È la Rai bellezza, e non puoi farci niente.