L’inchiesta Consip potrebbe sgonfiarsi da un momento all’altro. Ma nelle ultime ore sta facendo parlare molto, dispiegando i suoi effetti – con conseguente diffusione di veleno – nel congresso del Pd. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha promesso l’esatto contrario: “Credo come al solito che, applicando le leggi e le norme e facendo il proprio dovere, si risolve ogni cosa”, ha spiegato, in merito alla sua testimonianza resa sul caso. Ma le parole del governatore sono state accolte come un colpo basso dai fedelissimi dell’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi: in quel procedimento sono infatti indagati Tiziano Renzi, padre del leader dem, e Luca Lotti, ministro dello Sporto e braccio destro di Matteo. Un clima di lacerazione che rischia di creare ulteriori divisioni nel partito, facendo un regalo al terzo incomodo: il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
Il Guardasigilli, infatti, dall’annuncio della sua discesa in campo sta beneficiando dello scontro, spesso messo sul personale, tra gli altri due avversari. Per il momento nessuno ha affondato i colpi nei suoi confronti. Tutt’altro. Addirittura ha cominciato a incassare qualche sostegno pesante, diventando soprattutto l’interlocutore privilegiato da chi è tentato di uscire dal Pd. Emiliano, infatti, si è attirato le antipatie dei bersaniani che non hanno lasciato il partito: i voltafaccia a Roberto Speranza ed Enrico Rossi sono stati accolti come un atto di scarsa affidabilità. Quindi meglio gettarsi tra le braccia di Orlando, figura molto più mite e soprattutto con una importante storia di sinistra. Tanto che l’ex tesoriere dei Ds, Ugo Sposetti, è pronto a consegnargli le ricchezze della tradizione comunista. Un forziere dal valore di almeno mezzo miliardo di euro.
Insomma, mentre Emiliano e Renzi ingaggiano un duello muscolare su ogni argomento, infilandoci anche questioni giudiziarie scottanti come l’inchiesta Consip, l’ecumenico Orlando tesse la sua tela. Che può portarlo, come ha dichiarato, a essere il nuovo segretario del Pd.