Non è affatto vero che la fuga sia sempre disonorevole. Se ci si va a schiantare come è successo ai Cinque Stelle sul nuovo stadio della Roma, un malessere può essere il male minore. Lo stesso Grillo aveva promesso che l’impianto non si sarebbe fatto a Tor di Valle, dove vuole il costruttore Parnasi. E sui social network l’area radicale del Movimento, nemica giurata di palazzinari e colate di cemento, la pensa esattamente così. Dall’altra parte, gli interessi forti intorno all’opera hanno lavorato insistentemente ai fianchi della Giunta capitolina, accompagnando alla porta l’assessore all’urbanistica tutt’altro che accondiscendente, e mettendo di fatto la sindaca con le spalle al muro. Perciò c’è da credere, come si dice a Roma, che alla Raggi non abbia retto la pompa. Il mese scorso era toccato al premier Gentiloni, operato al cuore, e adesso è stato il turno della prima cittadina. Governare è faticoso, si sa, e se c’è da tenere in piedi il Paese o – persino peggio – la disastrata Capitale, accusarne lo stress è il minimo sindacale. Chi esce veramente male però è il Movimento.
In passato – Non bisogna avere memoria troppo lunga per non ricordare la guerra che i Cinque Stelle fecero all’amministrazione di Ignazio Marino quando si presentò la delibera che indicava in Tor di Valle l’area prescelta per lo stadio. A leggere la Sacra Bibbia dei grillini – Internet e i social network – si trattava di un sito pericolosissimo. Da un momento all’altro il Tevere avrebbe inghiottito tutto e l’operazione stadio non era altro che una volgare speculazione edilizia dei soliti palazzinari, capaci di gettare tonnellate di nuovo cemento con il pretesto dello stadio. La base del Movimento non ha cambiato questa posizione, ma al livello dei vertici la musica è cambiata. Eccome se è cambiata, tanto che da Grillo in giù sono arrivate molte aperture alla realizzazione dell’opera. La sindaca si è trovata così tra l’incudine e il martello. Una situazione stressante, non c’è dubbio, ben assortita con il caso Marra e la scoperta delle polizze vita ricevute dal suo ex capo della segreteria Romeo. Naturale che al redde rationem lo stress abbia presentato il conto e ieri la strada più comoda in direzione Campidoglio sia sembrata la deviazione verso l’ospedale San Filippo Neri. Una tappa necessaria anche per far capire a tutte le parti in gioco che si stava tirando troppo la corda. Nel frattempo gli stessi profeti delle scie chimiche e gli Sherlock Holmes che hanno scoperto il complotto dei frigoriferi lasciati in strada a Roma per farla sembrare più degradata, avevano il loro pomeriggio di gloria sui social. E l’ipotesi della bufala ha iniziato a correre da uno smartphone all’altro. Così gli sherpa hanno avuto vita più facile nel raggiungere un accordo e le agenzie hanno potuto battere la notizia della pronta guarigione della sindaca. Lo stadio si farà e tutti vissero felici e contenti.