Le cassandre di professione paventano già sfracelli epocali. Tipo Carlo Conti che lascia la Rai per passare a Mediaset, con consequenziale ritorno a viale Mazzini di Paolo Bonolis. O la partenza per altri lidi di Antonella Clerici, detentrice del contratto più alto della tv pubblica (1, 5 milioni di euro all’anno) con le sue prove del cuoco. Insomma, roba da vedere la gente in piazza con i televisori in mano. E tutto ciò per l’introduzione del tetto ai compensi delle star fissato, per legge, a 240 mila euro all’anno. Che sono comunque una bella cifra.
Taglierai – Il provvedimento varato dal governo a ottobre con la legge sull’editoria e reso operativo dal consiglio di amministrazione della Rai, in realtà, sta facendo discutere solo i diretti interessati, che di vedersi tagliare lo stipendio non ne vogliono sapere. In quale altre posto la Clerici e Conti, Flavio Insinna e Fabio Fazio possono guadagnare la stessa cifra, fuori da ogni logica di mercato, dato che il mercato non esiste? Da nessuna parte. Le star della tv, giornalisti compresi, nel corso di questi anni si sono annessi la Rai, facendola diventare cosa loro. Grazie ai manager delle stelle e alle loro case di produzione, le star dei piccolo schermo, ma con una cassaforte enorme, hanno imposto alla Rai i compensi da capogiro, senza nessun rischio d’impresa.
Super tutelati – Nessuno di loro, compresi Bruno Vespa e Massimo Giletti, hanno nel contratto una clausola che prevede una variazione del cachet a seconda degli ascolti ottenuti. La Clerici sta perdendo costantemente e Vespa è solo roba per addetti ai lavori. Eppure è proprio il conduttore di Porta a Porta a vestire i panni del paladino dei maxi compensi, considerandoli un diritto acquisito e un dovere per la Rai pagarli. Peccato che trattandosi di soldi pubblici, visto che la Rai incassa il canone, trasparenza e limite ai contratti dovrebbe essere la normalità e non l’eccezionalità. Vespa, che si è appellato in modo piuttosto diretto al ministro Pier Carlo Padoan, visto che il ministero dell’Economia può correggere quella norma, sostiene che il tetto è da togliere considerandolo un’anomalia. Il giornalista guadagna 1,3 milioni di euro all’anno, con la possibilità di arrivare ad un massimo di 1,8 milioni e realizza il programma negli studi della Rai con maestranze di viale Mazzini, pur essendo un pensionato dell’azienda. Dato il quadro generale un minimo di garbo non avrebbe guastato.
Buon esempio – Come ha fatto Lucia Annunziata sostenendo di essere pronta ad obbedire, considerando il provvedimento un buon modo per riportare i compensi entro limiti più accettabili. Insomma, due modi di affrontare lo stesso tema partendo da presupposti diversi. Anche perché dietro alla battaglia dei compensi si cela la classica rendita di posizione. Vespa, come gli altri, non vuol mollare il posto in Rai, anche se dietro di lui ci sono talenti ai quali l’azienda dovrebbe offrire l’occasione per crescere professionalmente. Invece la difesa della corporazione delle star mira ad escludere chi è fuori. Altro che Servizio pubblico, questo è solo servizio privato.