L’idea di quello che sta accadend all’interno del Movimento 5 Stelle l’ha data, chiaramente, il capogruppo M5S in Campidoglio, Paolo Ferrara: “Quella fra di noi non la chiamerei divisione, ma differenza di opinione, e comunque è stata superata molto rapidamente. Il gruppo è unito e prenderà una decisione in modo compatto”. Cioè, sullo stadio della Roma, si va verso l’annullamento della delibera Marino. Non vogliono cedere, gli eletti capitolini. Convinti, anche per la pressione della base, che il capo del Movimento sia stato mal consigliato e dunque stia sbagliando. Esattamente come Virginia Raggi. Perché se è vero che le dimissioni di Paolo Berdini (capitolato proprio sulla questione stadio) sono state accettate di buon grado da tutti poiché non in linea col Movimento anche su altre questioni, è altrettanto vero che, come rivela a La Notizia una persona vicina ai Cinque stelle capitolini, “quelli che ora non sono allineati col Movimento sono proprio Raggi e Grillo”. Perché il punto è uno su tutti: “chi ci ha votato, l’ha fatto sapendo cosa poi avremmo fatto e cosa no. Cominciamo ad essere incoerenti”. E ora, dopo aver tenuto a freno le redini a lungo, ora gli eletti a Palazzo Senatorio hanno deciso di porre un freno alla deriva, prima che il filo che tiene assieme eletti, attivisti ed elettori possa spezzarsi.
Cambio di direzione – Perché, come detto, ciò che si lamenta è un repentino e inaspettato cambio di direzione da parte della giunta taragata Raggi. Tra quelli che sullo stadio della Roma hanno cambiato idea, anche se con i soliti distinguo e le solite sfumature, c’è soprattutto Daniele Frongia, legatissimo alla Raggi sin dai tempi del consiglio comunale e ora assessore allo sport. Fu proprio il fedelissimo della sindaca, anni fa, ad argomentare la sua contrarietà allo stadio citando il maxi regalo che si andava apparecchiando per i poteri forti. Un precedente che, da questo punto di vista, è sin troppo eloquente. In una seduta del consiglio comunale capitolino del 22 dicembre 2014, in occasione della delibera di dichiarazione di pubblica utilità delle aree di Tor di Valle, Frongia evocò un “regalo di Natale” citando la società proprietaria della magna pars delle zone sotto esproprio, ovvero la Immobilquindici. E lo stesso esponente grillino la ricondusse alla famiglia Armellini, già protagonista di diversi rapporti con il Campidoglio. Da lì un po’ di attenzione al tema è cresciuta, anche se il nome è rimasto defilato. Qualche articolo di giornale ha aggiunto il nome di un’altra società, la Filemone, anch’essa proprietaria di parte delle aree da espropriare e sempre riconducibile agli Armellini. In quell’intervento, però, Frongia arrivò a dire che il vero affare (ma forse si riferiva solo alle aree sotto esproprio) è proprio in capo agli Armellini. I quali dagli espropri dovrebbero mettere in cascina più o meno 25 milioni di euro. Poca cosa rispetto agli incassi attesi dal gruppo Parnasi, comunque una “spigolatura” che fece emergere altri interessi dietro al progetto. Ma questa denuncia in consiglio comunale, evidentemente, nel frattempo è sfuggita alla memoria dell’attuale assessore allo sport, che in tempi molto più recenti si è iscritto nella categoria dei grillini più aperti alla realizzazione dell’infrastruttura.
Onorevoli fibrillazioni – Ma non è tutto. Perché se al Campidoglio si tenta di tenere a freno l’opposizione interna, le cose sono un bel po’ più difficili tra Montecitorio e Palazzo Madama. A sentire le voci dei parlamentari che si sono schierati, nel corso del tempo, più o meno apertamente contro diverse scelte della sindaca della Capitale (a cominciare dalla vicenda nomine, Raffaele Marra in testa), Grillo starebbe per finire le cartucce a sua disposizione. “Per carità – ci tiene a precisare uno dei parlamentari vicini all’ortodosso Roberto Fico – Grillo resta Grillo. Qui nessuno lo mette in discussione…alcune ricostruzioni giornalistiche sfiorano il ridicolo”. È, però, altrettanto vero, ci dicono sempre a mezza bocca, che “occorre più chiarezza da parte di Beppe. Sta giustificando l’ingiustificabile. E probabilmente lui è il primo che ne è consapevole”. Insomma, niente è in discussione, ma tanti cominciano a storcere il naso su un cambio di direzione che “la base in primis non capisce, né è disposta ad accettare”. “La nostra forza – ci dicono ancora a Montecitorio – è la differenza dagli altri. Se perdiamo questo, perde senso il Movimento”. Insomma, il dissenso è corposo e condiviso, nonostante rimanga ancora sottotraccia: Grillo è stato attento ad anticipare i tempi ed evitare che potessero uscire dichiarazioni o interviste “non autorizzate”. E si capisce il clima di attenzione a quel che si dice o si scrive dall’ultimo post di Roberta Lombardi. Dopo essere stata bacchettata dal garante per il post in cui esprimeva criticità sulle aperture della giunta allo stadio (Grillo aveva scritto sul blog: “i parlamentari facciano i parlamentari”), proprio ieri la Lombardi ha condiviso su Facebook il post di Beppe in cui spiega “la situazione di Roma”. A pensar male si fa peccato, ma non sono pochi quelli che ci vedono dietro una mossa “studiata”.