di Stefano Sansonetti
Possono andare d’accordo Italia Nostra e Francesco Gaetano Caltagirone? A quanto pare la risposta è affermativa, soprattutto se il terreno di confronto è quello dello Stadio della Roma. Dire che tra l’associazione e l’immobiliarista ci sia un’azione concertata è verosimilmente esagerato. Ma concludere che entrambi, magari anche un po’ casualmente, sono contrari alla costruzione dello stadio a Tor di Valle sembra avvicinarsi alla realtà. Per capire come si intrecciano certi schieramenti bisogna fare un piccolo passo indietro. Nel dibattito infuocato sulla realizzazione dell’infrastruttura, qualche giorno fa, ha fatto irruzione una decisione di non poco conto. La Soprintendente al patrimonio archeologico e al paeseaggio della Capitale, Margherita Eichberg, ha deciso di attivare un procedimento per l’apposizione di un vincolo di interesse culturale sulla pensilina dell’ippodromo di Tor di Valle, progettata per le Olimpiadi del ‘60 dall’architetto spagnolo Julio Lafuente. Va da sé che se l’esito della procedura confermasse il vincolo, per il progetto dello stadio sarebbero guai, visto che l’ippodromo è ubicato proprio in una parte dell’area su cui dovrebbe insistere il progetto immobiliare. Naturalmente i sostenitori dell’opera, As Roma e gruppo Parnasi in testa, parlano di decisione come minimo sospetta nella tempistica. In effetti dietro l’operazione della Sovrintendenza qualche nuvola si staglia.
La situazione – Non tutti hanno messo bene a fuoco, per esempio, che il procedimento si è aperto in seguito a una richiesta ad hoc recapitata a fine gennaio da Italia Nostra, l’associazione che si occupa di tutela del patrimonio artistico, e finita per conoscenza anche sul tavolo del ministro Dario Franceschini. L’altro ieri, poi, Italia Nostra ha diffuso un comunicato stampa in cui propone 4 aree alternative a Tor di Valle per la realizzazione dello stadio: Torre Spaccata, Pietralata, Anagnina (zona metro A) e Università Tor Vergata. Ed è proprio il riferimento a quest’ultima zona ad aver acceso una “lampadina”. Si tratta infatti di un’area dove tradizionalmente incidono gli interessi di Caltagirone. Il gruppo dell’immobiliarista non ha la proprietà delle aree, che fa capo all’ateneo. Ma tramite la Vianini fa parte di un consorzio di costruttori che dal lontano 1987 ha una Convenzione con l’Università per costruire sull’area. Lo stesso gruppo, l’anno scorso, per ridimensionare il suo ruolo nella zona (all’epoca si parlava delle Olimpiadi), aveva precisato di avere una quota di circa il 33% in un Consorzio formato da altre nove società. Da alcuni documenti reperibili sul sito dell’Università si apprende che nel gruppo, con Vianini, ci sono società come Pizzarotti (già tirata in ballo per lo stadio), la coop rossa Ccc (già partner di Vianini per la Metro C) e Italiana Costruzioni della famiglia Navarra.
Collegamento – Insomma, Caltagirone non ha un interesse diretto in quanto proprietario delle aree. Potrebbe però averne uno se in futuro si costruisse su quelle aree. Tanto è bastato per far azzardare a qualcuno un “collegamento” tra l’immobiliarista e Italia Nostra. Collegamento che, secondo lo stesso ragionamento, potrebbe essere confermato dal fatto che delle altre tre aree alternative proposte dall’associazione, due sono molto vicine a Tor Vergata: Torre Spaccata e Anagnina. Infine si è aggiunta una psudopolemica, che però poggia sul nulla. Una vecchia nota di Italia Nostra, risalente al 2008, parlava di Caltagirone come socio onorario dell’associazione. “Si tratta di una bufala pazzesca”, ha tagliato corto ieri Italia Nostra a La Notizia, chiarendo che la nota aveva un contenuto provocatorio, visto che all’epoca il Messaggero (del gruppo Caltagirone) aveva criticato il piano regolatore dell’allora sindaco Walter Veltroni. In questo trovandosi casualmente d’accordo con l’associazione. Oggi, sul punto, è arrivata la smentita ufficiale dell’associazione stessa: “Italia Nostra Roma smentisce categoricamente di aver mai dato a Francesco Gaetano Caltagirone la tessera onoraria dell’Associazione. Italia Nostra Roma non ha mai avuto rapporti di alcun genere, tipo e natura con il costruttore e proprietario de Il Messaggero“.